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Identità e affettività nell'era della tecnica


Ciò sembra provare il maggiore livello di libertà effettiva raggiunto dall’individuo, ancorché l’effettività esca piuttosto malconcia dal confronto con la “macchinazione” della società prodotta dall’età della tecnica, in cui i mezzi si trasformano in fini e l’uomo agisce senza finalità che non sia quella di produrre altri mezzi, con cui realizzare i propri fini: poiché, infatti, ogni fine non è raggiungibile senza la mediazione tecnica, il conseguimento del mezzo diventa il vero fine.
“La tecnologia provvede a una razionalizzazione egregia della non-libertà dell’uomo e dimostra l’impossibilità “tecnica” di essere autonomi, di decidere personalmente della propria vita”.
Certo, all’apparenza la tecnica concede uno spazio maggiore di libertà all’individuo: questi, infatti, dispone di “un ventaglio sempre più allargato di opzioni”.
Questa libertà è, tuttavia, impotente perché priva di orizzonti di senso, annientati dal carattere a-finalistico della tecnica, e, tuttavia, si presenta come superiore diritto di scegliere, ovviamente non il tipo di personalità da esprimere, ma piuttosto semplicemente il “ruolo” da svolgere, il tipo di prestazione cui vincolarsi, invece che come semplice “diritto di obbedire o disobbedire, di resistere o di violare”, tipico della libertà classica.
Ma quel diritto più pieno rimane confinato nella società personale (come la famiglia, gli amici, il gruppo etnico, il gruppo religioso), intessuta non di prestazioni oggettive, ma di relazioni appunto personali con valenza affettiva, religiosa, politica, ecc…
Si realizza così il paradosso, per cui il passaggio alla società tecnologica, rendendo impersonali i rapporti sociali, aumenta bensì il tasso della libertà personale ma privandola della possibilità di uscire dall’orizzonte del proprio io nella ricerca di un senso.
Si potrebbe dire una “libertà da” condizionamenti (impedimenti, costrizioni, interferenze, intrusioni) in questa scelta di obbedire o disobbedire, di aderire o recedere, non una”libertà di” scegliere tra le varie opzioni, di formarsi il proprio convincimento e la propria identità.

Tratto da EGUAGLIANZA E DIVERSITÀ CULTURALI E RELIGIOSE di Stefano Civitelli
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