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Esame di coscienza nella tradizione greca



Esame di coscienza: vecchia regola pitagorica per purificare il sonno. non si deve riattualizzare nulla. L’idea qui è che il sogno è rivelatore della verità dell'anima. Ma per gli stoici l’esame di coscienza funziona così: al mattino verte su ciò che ci si accinge a fare, ed è rivolto verso un avvenire ma immediato e prossimo, rammentando scopi, finalità e precauzioni.. Nell’esame della sera si riprendono le azioni compiute assumendo l’atteggiamento di giudici. È un tipo di inchiesta vicino a quello del cristianesimo. Ma le colpe commesse riguardano l’attività di direzione di coscienza. Sono errori tecnici. La sera si fa un bilancio rispetto a ciò che si progettava il mattino. In Seneca troviamo in proposito metafore giuridiche e giudiziarie. È un lavoro amministrativo, di ispezione, non ci si muovono rimproveri. Basta non rifare ciò che si è fatto. E' una prova che vuole riattivare le regole fondamentali dell’azione, riattivare i fini da tenere presenti: si potrà così misurare se stessi. Vedere a che punto siamo nell’elaborazione di noi stessi in quanto soggetti etici della verità.
In Epitteto l’esame si pratica per rendere disponibili quei discorsi veri che ci permetteranno di comportarci opportunamente. Fare filosofia = prepararsi = considerare l’insieme della vita come una prova. Curarsi di se significa dunque equipaggiarsi rispetto ad eventi imprevisti grazie ad una serie di esercizi, per vivere la vita come una prova. L'ascesi filosofica dunque è diversa da quella cristiana, che vuole determinare le rinuncie che ci conducano alla rinuncia a noi stessi. Qui si vuole costituire se stessi come soggetti di conoscenza vera e azione retta situandosi in un mondo vissuto come prova. Secondo Foucault la forma peculiare della soggettività occidentale si è costituita quando il bios ha cessato di essere il correlato di una tekhnè. Quando la vita insomma è diventata la forma di una prova di sé. Che la vita sia una prova ha un duplice senso: attraverso il mondo facciamo esperienza di noi stessi – e tale mondo è un esercizio, grazie ad esso ci trasformiamo. Qui dunque la vita è l’oggetto di una tekhnè. Da un lato il mondo cessa di esser pensato per venir conosciuto tramite tale tekhnè…
Come il mondo è al contempo oggetto di conoscenza e luogo di prova, questo è il problema della filosofia occidentale, assieme a quest'altro: come può esserci un soggetto di conoscenza che offre a se stesso il mondo come oggetto attraverso una tekhnè e al contempo come luogo di prova?

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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