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Credibilità del racconto nella storiografia



Un modo di far credere al proprio racconto è designare cio che nel racconto dell'altro è incredibile, falso, mitico. Erodoto così dice che non crede ai caldei quando dicono che il dio scende a giacere con una loro donna. Erodoto usa la categoria del credibile, tucidide quella del verosimile. Il mùthos sfugge alla prova, ed evocarlo significa convocare la figura del poeta. Il viaggiatore poi denuncia le bugie di altri viaggiatori. Designare il racconto altrui come finzione significa convalidare il proprio come serio. Anche Erodoto in seguito verrà declassato a logopoiòs, mentitore, mitologo. Fu attaccato da tanti. Plutarco vi scrisse addirittura un trattato sulla sua malignità. Egli farebbe dire alla gente cose di sua invenzione, prestando le sue parole a egiziani, Sciti, persiani e alla stessa pizia. Erodoto appare come un traditore della Grecia. E non a caso è legato ai dori di alicarnasso, che attaccarono i greci. Il trattato di plutarco è importante nella costruzione dell'immagine di bugiardo di Erodoto. Dal rinascimento in poi difendere Erodoto vorra dire difenderlo contro plutarco. L'abate Bonnaud lesse addirittura dietro alle favole erodotee un travestimento delle vicende della scrittura. Per lui la storia profana appartiene alla mitologia, ed Erodoto è un mitologo, bugiardo inconsapevole. Aristotele lo chiama mitologo, e aulo gellio parlerà di homo fabulator. Autori come Omero ed esiodo ammettono il ricorso alla favola, mescolando realtà e finzione per gusto del meraviglioso. Allo stesso modo fa Teopompo.

Tratto da ERODOTO, IL PADRE DELLA STORIA? di Dario Gemini
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