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Uccisione violenta della vittima sacrificale per gli dei sciti



La vittima uccisa viene tagliata a pezzi e messa a cuocere. Essa è divisa in carne ed ossa: le ossa serviranno da combustibile. Ecco il rituale aberrante: non c'è una porzione per gli dei, e le merìa, le ossa delle cosce, non son date agli dei. Poi assenza dei visceri. I greci arrostiscono i visceri, gli Sciti no, cuociono solo  tramite ebollizione. Ecco uno strumento sacrificale: la caldaia..ma quando non hanno caldaie essi cuociono tutte le carni nel ventre. L'animale così offre materia per cuocere se stesso. Non hanno boschi = usano le ossa / non hanno caldaia = usano il ventre. Erodoto sottolinea la stranezza di questa cottura. Dopo la cottura comincia il pasto, ma Erodoto non ne parla... gli Sciti, comunque, pare facciano confusione. È un rituale in cui manca un luogo sacrificale, una fase preparatoria, manca sangue. Non è prevista una porzione per gli dei (merìa) ne la fase degli splankhna, e non si conclude con con la spartizione d carni o un banchetto. Esso ignora gli strumenti greci del sacrificio:  coltello, spiedi, caldaia. È un sacrificio violento: la bestia è strangolata. Appare un rituale povero e confuso, incapace di mettere in comunicazione dei-uomini / uomini-uomini. Queste cose suggeriscono che gli Sciti non sono coltivatori e non formano una vera e propria comunità. E il bue è l'animale che meno di tutti dovrebbero sacrificare, essendo dei nomadi.

Tratto da ERODOTO, IL PADRE DELLA STORIA? di Dario Gemini
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