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L'allestimento del manoscritto

L'allestimento del manoscritto




LIBRO, CODICE, VOLUME, MANOSCRITTO E STAMPA. Tendiamo a non fare distinzioni tra libro e volume, ma anticamente il volume era tecnicamente il rotolo di papiro avvolto con la parte scritta all'interno in maniera da proteggere il contenuto. Parliamo inoltre di manoscritto a partire dalla nascita del libro a stampa, nel '400. Una maggiore diffusione del libro a stampa non implica però la scomparsa del manoscritto, così che il filologo può finire per occuparsi anche di fogli scritti di proprio pugno da un Leopardi o un Carducci.
La stampa è opera dell'orafo di Magonza Johannes Gutenberg, che stampò nel 1455 la prima Bibbia a caratteri mobili. Si procedeva alla formazione della forma tipografica disponendo le pagine in maniera tale che piegando poi i fogli si formasse un fascicolo dove le pagine si succedevano in ordine.
La stampa aveva però gli stessi problemi del manoscritto dell'amanuense, da cui comunque spesso derivava.

L'ALLESTIMENTO DEL MANOSCRITTO. Si parte dal foglio di pergamena o carta, rettangolare e di uguale misura, piegati a metà e inseriti l'uno nell'altro a formare fascicoli di varia consistenza. Un foglio piegato in due è il bifolio; due fogli piegati fanno il duerno; tre il ternione; quattro il quaternione e così via. Di solito un codice è fatto di fascicoli della stessa natura; in caso contrario si ha un codice misto. L'unità di misura è la carta ed equivale alla metà di un foglio piegato.
Oggi si numerano le singole facciate, mentre prima si contavano le carte (20 fogli, 40 carte, 80 pagine nostre). La scrittura procedeva a fogli separati e a partire dal foglio esterno si riempiva solo la metà sinistra (recto e verso) fino al foglio interno centrale, poi si iniziava dall'interno destro fino all'esterno destro.
Se c'è una perdita parziale o totale di un fascicolo il codice si dice mutilo; se il fascicolo perduto è all'inizio si dice acefalo. Può anche capitare che vi sia una piegatura sbagliata e il foglio sia inserito a rovescio. Una volta terminata la rilegatura si inserivano dei fogli bianchi di guardia e i piatti, cioè le copertine rigide.

Tratto da FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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