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Carneade e la critica alla teologia stoica


Diverse furono le critiche da parte degli stoici, soprattutto di Crisippo, quindi all’interno dell’Accademia si sentì l’esigenza di chiarire alcune forme e contenuti dell’atteggiamento scettico. Di questo si occupò soprattutto Carneade: egli fa una critica serrata alla teologia stoica a proposito della provvidenza e della divinazione. Sull’esistenza della provvidenza c’è tra gli stessi stoici disaccordo (Epicuro la nega) e questo è un motivo per cui si farebbe bene a non pronunciarsi. Inoltra a proposito della divinazione è errato affermare che una predizione sia causa di un evento che accadrà in futuro: l’esperienza nega questo rapporto necessario tra predizione ed evento compiuto nella maggior parte dei casi. Semmai si può dire che una predizione è legata ad una necessità logica, non causale o fisica (Socrate sarà condannato). E’ vero però che in certi casi una rappresentazione sensibile può essere apparentemente vera o persuasiva: in questo caso bisogna utilizzare il criterio del pithaton, ossia del “probabile” o meglio “persuasivo”. Ma sono tre le condizioni affinché una rappresentazione sia persuasiva: l’evidenza, la non contraddizione, l’esame.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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