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Naturalisti ionici. Pitagora


PITAGORA E’ l’esempio di un sapere che non si sviluppò solo nelle colonie della Ionia: nato a Samo dovette spostarsi a causa della tirannide di Policrate. Si spostò a Crotone dove istituì una comunità insieme politica e religiose caratterizzata da una forte vita comune. Gli insegnamenti erano per la maggior parte impartiti oralmente. Fu in questo contesto che nacque l’espressione ipse dixit. I membri della comunità dovevano tacere sugli insegnamenti acquisiti. L’insegnamento era impartito gradualmente: il primo momento era quello degli “acusmatici” ossia gli ascoltatori. Il momento successivo si rivolgeva ai “matematici” colore che avrebbero acquisito le conoscenze più alte. Ma punto cruciale degli insegnamenti era il destino dell’anima che dopo una serie di reincarnazioni sarebbe passata ad una vita beata. Tanti erano gli influssi dell’orfismo (serie di pratiche che dovevano assicurare la salvezza dell’anima: tra queste c’era il vegetarianesimo, praticato anche dai pitagorici).
Aristotele attribuisce ai Pitagorici la dottrina secondo la quale i numeri costituiscono l’essenza di tutte le cose. Ora, partendo dal presupposto che l’aritmetica antica non conosce lo zero l’uno era considerato entità indivisibile e veniva chiamati parimpari ossia né pari né dispari. Da questo principio utilizzando delle pietre per la formazione di figure essi potevano compiere calcoli e trarre conclusioni anche attraverso le forme che venivano a crearsi: il 10 era un numero eccezionale perché rappresentante l’intero universo attraverso la “tetraktys” (gruppo di quattro). Esso è inoltre la somma di primi quattro numeri.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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