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Socrate in Platone. Purificazione e eudemonismo


Nel momento in cui si rifiuta la confutazione il discorso conclude; ma se si accetta nascono varie contraddizioni che possono portare l’interlocutore ad un processo di purificazione: una volta incontrata un’aporia (situazione senza via di uscita) l’interlocutore può prendere consapevolezza della sua ignoranza e tentare un’altra via alla ricerca del vero sapere. Questo procedimento è paragonato alla maieutica ossia l’arte della levatrice, capace di far partorire a ognuno la verità di cui è “gravido”: il punto è allora possedere il sapere capace di far agire bene, come l’artigiano conosce bene la tecnica. Da qui la famosa tesi secondo cui la virtù è scienza. Chi conosce che cosa è bene per lui non può non farlo: il bene è dotato di un  potere incontrastabile di attrazione. Ciò non significa ignorare le passioni ma è ammettere che l’unico strumento capace di orientare verso il bene è il sapere. La sua è una forma di eudemonismo ossia perseguimento della felicità (eudaimonia = felicità): il sapere sarà in grado di fare un corretto calcolo degli stessi piaceri. Questo è il sapere che Socrate non ha e che persegue affannosamente. La virtù allora è una sola: sapere cosa è bene e cosa è male: il male sarà sempre una mancanza di sapere: per questo motivo nessuno può fare il male volontariamente perché se lo fa vuol dire che non conosce adeguatamente il bene: bisogna allora lavorare sulla propria anima tutta la vita. T 174

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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