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Dagli atti alle intenzioni Jones-David


Tentativo di risalire per sequenze dagli effetti di un’azione alle intenzioni che l’hanno mossa e quindi alle disposizioni dell’attore.
2 condizioni fondamentali perchè l’osservatore stabilisca le intenzioni e giunga a inferire le disposizioni: la persona abbia piena conoscenza dei risultati della su azione più che possieda l’abilità necessaria per compierla.
Elemento essenziale per determinare l’intenzionalità di un’azione: constatare che l’agente abbia scelto un’azione tra le diverse possibili (libertà di scelta): l’azione deve essere liberamente scelta tra le diverse alternative sennò non c’è intenzionalità. Se per es. l’azione è limitata da costrizioni ambientali, ruoli sociali… non è possibile attribuire gli effetti alle persone in sé.
Un’azione piò produrre effetti diversi e azioni diverse possono produrre lo stesso effetto; in questo caso il criterio discriminante sarà fondato sugli effetti non comuni e desiderabilità sociale di questi effetti:
2 fattori motivazionali possono incidere sull’analisi cognitiva della causalità: rilevanza edonica (conseguenza che l’azione può avere sul mondo psicologico dell’osservatore) e personalismo (se l’azione è compiuta sotto l’influenza dell’osservatore).
La possibilità di risalire alle caratteristiche personali di chi agisce è legata soprattutto agli effetti più unici e diversi dell’azione: un’azione desiderabile socialmente e appropriata alla situazione ci dice poco sulla personalità dell’attore. Le azioni più originali sono quelle che ci rivelano le caratteristiche personali sottostanti, cioè i comportamenti devianti.

Tratto da FONDAMENTI TEORICI DI PSICOLOGIA SOCIALE di Antonella Bastone
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