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Il rituale dell’interazione - Goffman


L’oggetto di studio dell’interazione non è l’individuo ma le relazioni sintattiche esistenti fra gli atti delle persone che vengono a contatto diretto.
Il self è il prodotto di una scena rappresentata, non è qualcosa di organico, ma un effetto drammaturgico che emerge da una scena rappresentata.
La vita sociale è il luogo in cui gli esseri umani sono impegnati a presentarsi, dare impressioni positive di sé, sintonizzarsi con la loro recita nel mondo; la vita sociale è una rappresentazione come scena teatrale (ma è imposta, senza la quale non potremmo neppure esistere, senza gli altri personaggi che danno vita al dramma). Noi siamo sempre sulla scena anche quando pensiamo di essere assolutamente spontanei, noi siamo ciò che fingiamo di essere, ciò che non possiamo essere è semplicemente uomini o donne (concezione drammaturgia della vita sociale).
Si basa sulla concezione del sociale di Durkheim: rituali che regolano le relazioni fra uomini e che trascendono l’individuo incanalando l’azione del singolo)
Goffman non nega che oltre ai rituali ci sia un mondo di interessi e scopi materiali che si scontrano, ma si situa dietro la scena; è la necessità di presentare il proprio sé in modo decoroso e sintonico coi rituali prescritti che crea una realtà vera.

Tratto da FONDAMENTI TEORICI DI PSICOLOGIA SOCIALE di Antonella Bastone
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