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Fasi della digestione nel cavallo

Complessivamente il cavalo è caratterizzato da assunzioni che a livello ideale prevvederebbero da 8 a 10 periodi di alimentazione al giorno, impensabile in un normale allevamento. La situazione ideale è il pascolo; il cavallo rovina la cotica, in quanto tendono a compattarlo maggiormente rispetto al bovino. Laddove ci sono pascoli misti, primi si mettono i bovini i quali calpestano meno e lasciano una certa altezza la cotica, e successivamente i cavalli che si alimentano per mezzo della prensione con le labbra (in particole labro superiore), radono quello che resta del pascolo. Normalmente il cavallo rimane 15 ore al pascolo. Un’ulteriore caratteristica alimentare equina è l’intensa masticazione che è più fine dei carnivori e dei ruminanti, utilizzano maggiormente la mascella, presentano entrambe le arcate dentali e perché hanno un’efficienza digestiva inferiore per gli amidi e le proteine quindi deve aumentare la superficie d’attacco.  Il cavallo non soffre di acidità gastrica perché l’intensa masticazione provvede un’alta produzione di saliva (da 100-150 g a 5-8 kg/ora per un totale da 10 a 50l/d;costituita principalmente da carbonati e bicarbonati) che tampona il pH (7,4-7,6 da parte delle ghiandole salivari e in particolare il 70% dalla parotide), anche perché i prodotti acidi somministrati ai cavalli sono inferiori.  

Transito
Esofago
10-20sec
Stomaco
5-6h (2/3 rimane per 1h mentre 1/3 per 5-6h)
Tenue
3-5h
Crasso
30h (di cui 5h nel cieco)
Normalmente l’alimentazione di cavalli prevede la presenza del fieno fino al mattino, in modo che l’animale possa alimentari, e successivamente una prima somministrazione di concentrato; in questo modo la parte di svuotamento interessa principalmente il fieno e quindi la parte meno nobile, mentre il concentrato può permanere per tempi più lunghi e quindi subire un’azione enzimatica più accurata e lunga. La seconda somministrazione di fieno può avvenire nel pomeriggio , e poi una seconda somministrazione concentrata (in totale 3 pasti). Mediamente un fieno di graminacea ha dei tempi di transito più lenti della medica.

Digestione gastrica
Complessivamente la digestione gastrica è sommaria, anche se fa seguito a una fine triturazione (stomaco piccolo). Dei 50-70 l di volume di deglutizione giornaliero, saliva compresa, solo gli ultimi 15-20 subiscono un’efficace azione gastrica, i quail rappresentano la parte terminale.  Il pH stomaco ha valore massimo pari a 4 dopo 8 ore dal pasto; questo lento abbassamento del pH permette la proliferazione di lattobacilli e streptococchi che liberano gas in presenza di glucidi facilmente fermentescibili, possibili indigestioni e coliche gastriche gassose (meterorismo). L’azione della pepsina può risultare fortemente limitata (l’idrolisi delle proteine inizia con tempo di permanenza elevato). Dal punto di vista pratico, una regola è quella di cercare di evitare di somministrare come primo alimento il mangime, proprio per la possibile caduta del pH e quindi le conseguenti coliche gastriche; al mattino inoltre, bisogna evitare di somministrare i foraggi freschi , in quanto contengono glucidi facilmente fermentascibili. Di norma tra il fieno e il concentrato si aspetta 1h.  Quando l’azione pepsinica è avviata allora diventa importante la somministrazione dei concentrati. A livello gastrico, il pH a 1h dopo il pasto , ancora può essere subneutro, e arriva a 4 dopo 8 ore. La somministrazione frazionata diventa importante per limitare e ridurre il transito avendo una maggior attività digestiva.

Digestione nel tenue
La digestione è molto breve (5-6 ore), ma intensa e di tipo enzimatica, per questi motivi si tratta di una digestione abbastanza approssimativa, non accurata, e in un’ultima analisi, quell’azione di rallentamento che producono il cieco prima e il colon successivamente, sono atti a favorire un’ulteriore utilizzazione delle parti strutturali dei vegetali, in modo particolare la fibra, costituita da cellulosa, pectine, emicellulosa e parti solubili, a carico della quale i microrganismi producono o utilizzano per produrre acidi grassi volatili(uno dei grossi sprechi nel cavallo rispetto ai ruminanti in quanto parte delle attività fermentative avvengono nel tratto finale del digerente sono quelle a carico dei costituenti azotati o proteici, perchè l’ammoniaca che si libera dall’azione enzimatica, e quindi la sintesi proteina microbica, non è utilizzabile, mentre gli AGV  passano le pareti del cieco e del colon diventando fonti di energia e  la proteina viene persa per il cavallo).  La digestione nel tenue è incompleta per alcuni elementi, nei confronti dei grassi è standard; la digestione dei grassi è a carico delle secrezioni biliari (sali biliari che emulsionano i grassi aumentando la superficie d’attacco per i pancreatici) e pancreatica stimolate durante il pasto con produzioni di 4-6 e 7l/d, presentando inoltre una buona attività sia lipasica che tripsinica. Il cavallo presenta una ridotta attività -amilasica (limitata digestione dell’amido crudo, per questo le forme di amido crudo sono tollerati nel cavallo solo per pochi casi cioè per l’avena o biada e il mais, altre forme di amido crudo sono particolarmente indigeste comportando degli effetti deleteri in termini di coliche. L’orzo, per esempio viene utilizzato come forma fioccata e non integrale; la fioccatura viene fatta a caldo e prevede lo schiacciamento del’espansione dell’amido gelatinizzandolo. Il frumento non è adatto per tipologia non viene utilizzato); i concentrati amilacei ingeriti in grosse quantità o troppo avidamente rischiano di essere parzialmente digeriti.  Il succo intestinale contiene maltasi (il maltosio è costituito da piccole basi di glucosio), saccarasi, gluco-amilasi (difficoltà a digerire amido crudo), il processo di cottura-estrusione dei cereali, migliora il valore energetico del 10-15% (perché migliora la digeribilità), il succo intestinale contiene anche la lattasi (la sua attività è massima nel puledro ma poi diminuisce fino ad esaurirsi a circa 3 anni di età). Il succo intestinale contiene inoltre proteasi e peptidasi. Complessivamente anche la parte proteica subisce una digestione parziale, ma non tanto per inefficienza digestiva, ma per il transito veloce;  solo 2/3 delle proteine alimentari vengono digerite(somministrare proteina di elevato VB durante la lattazione e l’accrescimento; l’aa limitante primario è la lisina presente nella soja e nella medica). Altra caratteristica dei cavalli, rispetto ai ruminanti è che possono tollerare alte concentrazioni di lipidi grezzi nella dieta che possono arrivare oltre il 6% (fino al 15-20%), ponendo attenzione al contenuto di acidi grassi insaturi per gli effetti negativi sulla qualità del grasso negli animali da carne. Nei trottatori si utilizza olio di semi pre grassare (300-400ml/d) la dieta utilizzandolo come carburante, mentre per gli endurance la % è 8, concentrando l’energia nella dieta. La grassatura tuttavia rende friabile e facilmente ossidabile il mangime. I carboidrati più semplici vengono digeriti facilmente (70-95%); l’amido ha una digeribilità variabile (70-90%) in funzione della fonte (mais, orzo, avena, manioca> frumento e patate crude), del trattamento fisico e della modalità di somministrazione.

Digestione nel crasso
Nel grosso intestino (cieco e grande colon) si verificano, oltre ad alcune residue attività enzimatiche, importanti processi fermentative. La popolazione microbica cieco-colica consiste principalmente in batteri (7 x 109 m.o./g) Streptococcus, Bacteroides e Lactobacillus (pochi protozoi); questi vengono classificati sulla base del substrato in cellulosolitici, amilolitici e proteolitici. Le condizioni ambientali che favoriscono la presenza e l’attività della microflora sono: temperatura; peristalsi e rimescolamento ; rallentamento della velocità di transito; condizioni di anaerobiosi (40-45% anaerobiosi stretta); valori favorevoli di pH (6,8-7);  substrato ampio e rinnovato abbastanza frequentemente. La popolazione del cieco e del grosso colon è sia quantitativamente che qualitativamente più costante di quella del rumine. L’importanza delle fermentazioni cieco-coliche sembra essere inferiore a quelle dei ruminanti. Il beneficio che trae l’ospite sembra limitato ai soli AGV  prodotti da attività fermentative a carico dei componenti della fibra.
I contributi azotati (sintesi proteica) e vitaminici (vit. gruppo B) sembrano essere più modesti.
Fermentazioni a carico dei glucidi degradati e trasformati in AGV (50-100 e 25 mmol/l nel cieco e e nel colon rispettivamente); nel cavallo siamo 70 C2 30 C3. Gli AGV prodotti in ordine di importanza sono: ac. acetico, ac. propionico, ac. butirrico, e altri (ac. isobutirrico, ac. lattico, ac. valerico e ac. isovalerico <1-2% del totale).
All’aumento dei concentrati, aumenta la quantità totale di AGV, diminuisce il rapporto C2/C3; le produzioni massime di AGV a 6-8 ore dal pasto. Una dieta a base fieno (graminacee o leguminose) presenta: C2 = 70-75%, C3 = 18-23%, C4 = 5-7%; gli AGV coprono il 25-30% dei fabbisogni energetici (fino al 50% con regimi ricchi di fibra). I valori ottimali di fibra grezza nel cavallo sono del: 15-18% (min. 10% quindi il 70% di fieno nella dieta è l’ideale), tuttavia eccessi di fibra (grossolana quindi lignificata per esempio paglia) provocano l’insorgenza di stasi o coliche intestinali, al contrario carenze di fibra (eccesso di glucidi fermentescibili) possono dare coliche gassose. Il 30% dell’azoto digeribile raggiunge l’intestino crasso; l’azoto viene attaccato dalla flora microbica e degradato ad aminoacidi prima e ammoniaca (N-NH3 è utilizzato per le sintesi) proteiche (2,5 e 0,81 mg/g s.s./h nel cieco e nel colon dorsale destro).
La proteina microbica viene assorbita nel cavallo in piccole quantità. Carenza di alcuni aa essenziali (lisina in particolare). Con infusioni intra-ciecali di panelli di lino o soia, limitate variazioni del bilancio azotato rispetto agli apporti per os e forti aumenti di ammoniemia.
L’eccesso proteico può essere nocivo perchè produce grandi quantità di NH3 alivello del cieco e del colon, che passano nel sangue, sovracaricando gli emuntori (forme epatiche e renali). In presenza di diete con gravi carenze proteiche e con foraggi grossolani si può somministrazione NPN (rispetto al bovino, minor utilizzazione dell’urea, anche se minor sensibilità a intossicazioni).
L’Urea è rapidamente assorbita prima di raggiungere l’intestino crasso, idrolizzata e ri-sintetizzata nel fegato. Il trasferimento per diffusione dal sangue all’intestino può assicurare un certo apporto di NH3 nel cieco-colon. Il cavallo riunisce i vantaggi di una digestione sia enzimatica (tipica dei monogastrici) che microbica (ruminanti): la digestione enzimatica permette di ottenere il miglior rendimento dai glucidi, dai lipidi, dalle proteine e dalle vitamine forniti con la razione, mentre le fermentazioni microbiche offrono la possibilità di trarre vantaggio dagli alimenti fibrosi e da un forte riciclo dell’azoto, anche se quest’ultimo non permette l’apporto di a.a. indispensabili, che devono essere forniti con la dieta. Per questa ragione il cavallo è animale in grado di adattarsi molto bene a diversi regimi alimentari.

Tratto da GENETICA E ALLEVAMENTO DEGLI EQUINI di Denis Squizzato
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