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Morfologia della città di Genova


Già dall’inizio del romanzo, ambientato agli inizi del Novecento (anni Dieci-Venti), l’autore ci introduce in quello che è per lui il cuore della città: la Genova del porto e dell’angiporto, punto di approdo e di partenze, importante snodo commerciale. Una Genova che Maggiani descrive come un «grande emporio», tra le prime città al mondo per l’importanza dei suoi commerci, superiore addirittura a New York per quello dello zafferano: «Alla fine degli anni Venti di questo secolo, nel porto di Genova […] venivano stoccate dieci diverse quantità di zafferano […]. New York era già una grande metropoli, ma evidentemente non lo era abbastanza perché potesse contenere più di due miserabili, infime qualità di un raro quanto innocuo prodotto alimentare. C’è stato dunque un tempo in questo nostro secolo in cui Genova era grande tra le città del mondo». 
Allo stesso tempo, Genova era agli inizi del Novecento punto di approdo di migranti (come la famiglia di Sascia, proveniente dall’Ogliastra), ma soprattutto porto di partenza di tanti emigranti che andavano a cercare fortuna in America: «A centinaia, a migliaia, tra i fuochi di detriti, i cumuli dei rifiuti, le fisarmoniche e i fischietti, i pianti e le bestemmie in tutte le lingue dell’Italia grande e proletaria - ogni vecchio e ogni vecchia protetti dalla fortezza dei loro stracci e dei loro figli e dei figli dei loro figli – gli emigranti aspettavano l’imbarco delle Americhe. […] La strada di Camilla (madre di Sascia, nota mia) attraversava la strada senza fretta perché la famiglia del Moderatore (padre di Sascia, nota mia) avesse il tempo di specchiarsi in quella gente, si imprimesse bene in testa quello che non doveva succedere».

Di Genova l’autore ci dà l’idea di una città vasta, multiforme e cangiante: «Resta il fatto che in questa città se una puttana dice di aver visto Rodolfo Valentino, non è perché si è semplicemente infilata dentro un cinema. Anche questa è vastità di Genova. […] Genova era grande davvero». Era «la città più agitata e strana e dinamica che ci fosse nel Mediterraneo».

Tratto da GENOVA NELLA LETTERATURA di Isabella Baricchi
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