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Confini artificiali

Confini artificiali 

Il criterio di far passare i confini su determinati meridiani e/o paralleli o su linee che uniscono punti noti molto lontani tra loro, era generalmente conseguente all’ignoranza geografica dei territori, per cui la sistemazione dei confini veniva quasi sempre a precedere l’effettiva conoscenza dei luoghi. Durante la conferenza di Berlino (1884-1885) le grandi potenze europee si spartivano il continente africano in base a criteri quantitativi e di reciproco equilibrio, tracciando confini rettilinei tra un punto noto ed un altro o seguendo magari i contorni di oggetti geografici considerevoli che trovavano un qualche riscontro sulle imprecise carte del tempo. In tal modo non si teneva in alcun conto la realtà antropica di quei luoghi. Gruppi etnicamente omogenei erano divisi così come tribù ostili erano magari forzosamente messe insieme; molte popolazioni finirono per essere separate dalle proprie zone di pascolo così come dalle risorse idriche che in alcune regioni (Africa orientale ad esempio) costituivano l’elemento più critico delle economie locali. 
Il confine tra Stati Uniti e Canada, tracciato e modificato da successivi accordi tra la fine del diciottesimo e la prima metà del diciannovesimo secolo (e pressoché tutti i confini degli stati della confederazione americana), fu tracciato prima di un sostanziale insediamento stabile dei coloni: questi si adattarono così senza grandi difficoltà ad una situazione già determinata. Dove però nuovi confini furono imposti a gruppi umani preesistenti, le difficoltà non furono poche (si pensi ai riflessi di tali circostanze in Kenya, in Somalia, in Namibia, in Nigeria, in Camerun, in Ghana e nel Togo). 
Tali tipi di confine, che non poggiano su elementi naturali del paesaggio geografico sono generalmente definiti come confini geometrici, matematici o secondo alcuni arbitrari. 
Tra i confini artificiali alcuni sogliono anche includere quelli materializzati da opere umane, come ad esempio i già ricordati valli romani o la Grande Muraglia Cinese. 

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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