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Definizione dei vari tipi di immigrazione

IMMIGRATO = ogni individuo che abbia residenza o dimora abituale in un’unità amministrativa diversa da quella del paese d’origine. È l’arrivo degli immigrati e i loro insediamenti che in molti casi hanno provocato da parte degli autoctoni fenomeni di reazione, che possono arrivare fino al rifiuto e al rigetto violento. Alla base dell’atteggiamento etnocentrico vi sono diversi elementi:
1. in molti casi le comunità si sentono e sono le depositarie dei retaggi e delle reliquie, cioè dell’identità storica e umana dei luoghi e delle città
2. in altri casi l’atteggiamento etnocentrico affonda le sue radici nella nozione greca di “barbari” = vi è la convinzione da parte di un gruppo di possedere una cultura superiore a quella di ogni altro gruppo tale sentimento di superiorità porta ad assumere la propria cultura come parametro di riferimento per giudicare le altre ed è facile scivolare in atteggiamenti di xenofobia e di intolleranza razziale
3. in altri casi, possono scattare in minoranze comportamenti di difesa i quali mirano a salvaguardare le proprie forme e strutture e i propri modelli socio-culturali

IMMIGRAZIONE = rientra nel quadro più ampio della mobilità della popolazione sul territorio; bisogna considerare tutto insieme il complesso fenomeno delle migrazioni, sia per la crescente mobilità degli individui, sia per la crescente interferenza o addirittura interdipendenza fra i vari tipi di migrazione.
I movimenti di popolazione possono anche essere visti come uno strumento per riequilibrare un sistema squilibrato del tutto o in qualche suo elemento → quando si ha un notevole squilibrio fra domanda e offerta di lavoro in un mercato di lavoro regionale, esso viene normalmente colmato da migranti provenienti da un’altra regione dello stesso paese; se questo non si verifica, allora ci si rivolge ai mercati di lavoro internazionali, provocando flussi migratori la cui intensità è inversamente proporzionale a quella delle migrazioni interne.
Non esiste una tipologia universalmente adottata per la classificazione della complessa realtà migratoria; fra i criteri cui più frequentemente si fa riferimento ci sono:
1. si conviene in sede internazionale che si possa parlare di migrazione qualunque sia la distanza coperta dallo spostamento fra un luogo d’origine e un luogo di destinazione. Quando la migrazione comporta l’attraversamento di un confine, questo può essere quello di un’unità amministrativa (si ha una migrazione interna) o quello nazionale (si ha una migrazione internazionale)
2. la durata della permanenza nel luogo di destinazione è elemento della maggiore importanza e va visto congiuntamente con la periodicità. È difficile stabilire un limite di durata al di là del quale una migrazione può essere considerata permanente: una migrazione non periodica che duri meno di un anno è temporanea, mentre una che duri più di 5 anni è considerata permanente; le durate intermedie sono valutate in modo diverso da paese a paese e da epoca a epoca.
3. anche la legittimità può essere un criterio da prendere in considerazione, ma deve essere vista soltanto in un contesto collettivo, dal momento che per l’individuo che migra il suo spostamento è sempre giustificato, quindi legittimo. In una migrazione internazionale, la legittimità può essere valutata in maniera difforme dal paese di origine e dal paese di destinazione
4. con riferimento alle cause delle migrazioni vi è una vasta letteratura; a livello individuale o familiare si possono individuare le seguenti cause:
il lavoro: consente o consentirà alla singola persona di sostentare se stesso e i familiari (sono considerati anch’essi migranti)
la necessità o il desiderio di vivere vicino al luogo del lavoro
un avanzamento di carriera o una migliore realizzazione sociale, economica o professionale: studenti, professionisti e molti altri si spostano per queste ragioni, tanto nei paesi in via di sviluppo quanto in quelli avanzati
la formazione/modificazione/rottura di una famiglia
ragioni strettamente legate all’abitazione determinano o impediscono migrazioni
migliori condizioni di vita (clima, ambiente, trasporti, costi, servizi) nel luogo di destinazione rispetto al luogo di origine
eventi naturali catastrofici 
regimi politici non democratici, occupazioni militari, contrasti etnici o religiosi, trattati internazionali: frequentemente forzano piccoli o grandi gruppi di persone a cambiare residenza per fuggire da persecuzioni, oppressioni, privazioni

INVASIONE = il rischio che migrazioni dettate non più dalla domanda di lavoro dei paesi di arrivo, ma dalle condizioni demografiche, economiche e politiche di quelli di esodo, assumano dimensioni insopportabili per le società di accoglienza. La sindrome da invasione, che nasce dalla paura di veder messe in discussione le proprie radici culturali e di dover importare tutta la “miseria del mondo”, è paradossalmente più diffusa in paesi a minor presenza di immigrati si rivela una reazione non razionale di fronte a un fenomeno poco conosciuto

IRREGOLARE = in Italia, indica la condizione giuridica dello straniero che soggiorna nel territorio della Repubblica senza disporre di un permesso valido. Tale situazione può essere:
1. di tipo originario, qualora dipenda dall’ingresso clandestino (mediante l’elusione dei controlli alla frontiera e senza disporre dei necessari documenti all’ingresso) o qualora lo straniero in Italia non abbia ottenuto regolare permesso di soggiorno
2. sopravvenuta, nell’ipotesi in cui il permesso di soggiorno sia scaduto senza che il cittadino straniero abbia presentato domanda di rinnovo o conversione di detto documento, o nel caso in cui tale documento sia stato annullato o revocato dall’autorità di pubblica sicurezza.
3. è da ritenersi irregolare anche la condizione giuridica dello straniero che dispone di un titolo di soggiorno non corrispondente all’attività effettivamente svolta
L’irregolarità è causa di espulsione obbligatoria da parte dell’autorità di pubblica sicurezza

PROFUGO = una persona costretta ad abbandonare il proprio paese o il luogo di abituale dimora a causa di catastrofi naturali, guerre o persecuzioni. In Italia esiste una Divisione Assistenza Profughi presso il ministero dell’Interno.

RICHIEDENTE ASILO = cittadino straniero che ha presentato istanza di asilo politico alle autorità di pubblica sicurezza per ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato.
La Convenzione di Ginevra stabilisce che rifugiato è colui che è costretto a vivere fuori dal proprio paese perché teme, a ragione, di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche.
La Costituzione italiana stabilisce che lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’esercizio effettivo delle libertà democratiche ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. In Italia sono state create 7 Commissioni territoriali per i richiedenti asilo (Milano, Roma, Bologna, Gorizia, Crotone, Trapani, Isola…).
Secondo le statistiche, le 10 popolazioni di rifugiati nel mondo appartengono ai seguenti stati:
1. Afghanistan
2. Sudan
3. Burundi
4. Repubblica Democratica del Congo
5. Somalia
6. Territori palestinesi
7. Vietnam
8. Liberia
9. Iran
10. Serbia

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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