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Definizione di frontiera

I territori degli stati sono separati tra loro da confini che sulle carte appaiono talvolta rettilinei, talvolta sinuosi e aderenti alle emergenze geomorfologiche del territorio. Il confine, costituito da una serie di punti uniti da segmenti di retta, non è però soltanto una linea tracciata sul terreno, è un piano verticale che taglia entro limiti ben definiti il sottosuolo fino al centro della terra e lo spazio aereo sino ad una certa altitudine. I confini che noi vediamo sulle carte rappresentano quindi l’intersezione di questo piano sulla superficie terrestre. 
Il confine indica un limite comune, una separazione tra spazi contigui: è un modo per stabilire in via pacifica il diritto di proprietà. E’ quindi la materializzazione dei limiti dello Stato e la sua articolazione si basa su accordi internazionali che ne impediscono i cambiamenti unilaterali. Ben diverso il significato di frontiera che, a seconda dei luoghi e dei tempi, può assumere via via valori diversi. L’italiano frontiera, come lo spagnolo frontera, il francese frontieré o l’inglese frontier, racchiudono nella loro etimologia l’idea di essere di fronte a qualcuno o a qualcosa. Tale fronte lascia anche intendere l’idea di mobilità, di costante trasformazione: la frontiera in effetti trova il suo fondamento più nelle aspirazioni di una comunità che non in motivazioni strettamente geografiche. Come scriveva Lattimore: solo dopo che, in una comunità, si è formata l’idea di una frontiera, questa può essere ricollegata ad una certa configurazione geografica. La coscienza di appartenere ad un gruppo il quale include certe popolazioni e ne esclude altre, precede le consapevoli rivendicazioni di quel gruppo. Per Ratzel la frontiera è costituita dagli innumerevoli punti sui quali un movimento organico si arresta per la reazione di una forza contraria o per la volontà di non procedere oltre. Il fronte, come in gergo militare, è quindi il luogo dove forze contrapposte si scontrano; non disegna una linea, ma definisce piuttosto una fascia più o meno ampia  che dipende dai rapporti che intercorrono tra una parte e l’altra. 
In alcune lingue (come italiano e francese) i due termini sono spesso usati come sinonimi, in altre (inglese) mantengono una distinzione assai netta. Generalmente la frontiera diventa confine quando un paese raggiunge i suoi limiti naturali, evita cioè di ingrandirsi ulteriormente, segno che l’edificazione territoriale è per i più acquisita. Frontiera e confine manifestano in tal senso la loro caratteristica più distintiva. La frontiera è qualcosa in continua evoluzione, è instabile, e queste incertezze si percepiscono non solo a livello spaziale, ma anche nella lingua e nelle consuetudini di una società. Stabilire un confine significa invece definire uno spazio da cui partire ed a cui fare riferimento, una linea sicura e stabile almeno fino a quando non si modifichino le condizioni che l’hanno determinata. In altre parole il confine separa due entità in maniera più netta di quanto faccia la frontiera: il primo ha un andamento ben definito e deciso, la seconda con le sue frange, grandi o piccole, crea spazi che il confine tende a ridurre al minimo.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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