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Il petrolio in Nigeria

Il petrolio in Nigeria

Il problema principale per quanto riguarda le cifre è che non si hanno dati certi, ma solo stime; dal 1960 (indipendenza dalla Gran Bretagna) sono stati fatti solo 3 censimenti, tutti e 3 molto contestati. Eppure le rilevazioni statistiche sulla popolazione sono di estrema importanza per la Nigeria, infatti:
le risorse vengono ridistribuite tra gli Stati membri della federazione in base al numero di abitanti
in base ai censimenti vengono designate le quote di reclutamento dei vari Stati per l’esercito e la burocrazia federale
viene vagliata la possibilità di dar vita a nuovi Stati o a nuove suddivisioni amministrative
La Nigeria è uno dei paesi più ricchi di etnie nel continente africano (si contano 248 gruppi linguistici); 3, comunque, sono i gruppi dominanti:
1. Hausa-Fulani, islamici, nel nord
2. Yoruba, parzialmente islamici convertiti al cristianesimo durante il colonialismo, nel sud-ovest
3. Igbo, cristiani, nel sud-est
Spesso le forze centrifughe o le tendenze separatiste di gruppi minori si sono scontrate con i gruppi etnici maggioritari in battaglie tese ad affermare una maggiore rappresentazione politica e una maggiore autonomia economica. La principale frattura oppone il nord islamico al sud cristiano, dal momento che gli stati settentrionali lottano per affermare la Shari’a (la legge santa islamica del Corano) anche nel codice penale oltre che in quello civile.

Nel 1960 la Nigeria è una Federazione con 3 macroregioni (Nord, Est, Ovest); nel 1963 le macroregioni diventano 4. Dopo la guerra del Biafra nel 1967 si passa dalle regioni agli Stati e se ne creano 12; diventano 19 nel 1976, 21 nel 1987, 30 nel 1991 e nel 1996 si arriva all’attuale quota di 36 stati.
La richiesta di nuovi stati è una costante della storia contemporanea della Nigeria. L’iniziale creazione degli Stati dalle macroregioni è stata giustificata come meccanismo per riequilibrare da una parte la supremazia del nord e dall’altra come garanzia di una più equa rappresentanza dei gruppi etnici minoritari a livello nazionale.
Dalla balcanizzazione si sono prodotti degli effetti perversi sulla Federazione, tra cui:
potenziamento delle spinte centrifughe e autonomiste da parte dei gruppi etnici minoritari
rafforzamento del centro nei confronti delle entità statuali
nel lungo periodo non è garantito un accesso egualitario alle risorse in termini di reddito pro capite

I 3 grandi gruppi etnici hanno concentrato al centro le proprie attenzioni politiche, soprattutto gli Hausa-Fulani del nord → non è un caso che la maggioranza dei militari golpisti in Nigeria provenga dal nord
Questo tipo di federalismo, che non ha inserito nel proprio dna il sistema di check and balances tipico dei giochi tra maggioranze e minoranze, è l’unica alternativa che la Nigeria possiede al caos, anche se democrazia e stabilità non risultano di certo facilitati. Non va poi dimenticato il sistema clientelare di gestione del potere in Nigeria, il patronage, con il suo corollario di corruzione che a livello statuale ha contribuito ad affermare la logica del consumo rispetto a quella della produzione.

Di sicuro la Nigeria è percorsa da forti movimenti separatisti, ma se si tratta di svolgere un ruolo all’interno dell’Africa ritrova un certo grado di unione → la sua vocazione imperialista è esercitata sull’intera Africa occidentale (Liberia, Sierra Leone), dove cerca di far regnare una sorta di pax nigeriana, anche se di pace non si può parlare.

L’eccezionalità della Nigeria passa anche attraverso il triste primato del numero elevatissimo di colpi di stato militari, dovuti alle peculiari condizioni politiche del paese e dell’intero continente africano, ma che sono anche alimentati dalle possibilità di arricchimento personale smisurato che il petrolio consente a chi controllo la cosa pubblica.
La Nigeria è il primo paese produttore di petrolio in Africa, sesto produttore a livello mondiale, il maggior fornitore di petrolio all’Europa occidentale e il quinto agli USA (dopo Arabia Saudita, Messico, Canada, Venezuela). Il petrolio costituisce l’80% delle entrate governative.
I primi giacimenti di petrolio vennero scoperti nel 1956 a Oloibiri, nella zona del delta del Niger, dove le multinazionali petrolifere straniere hanno le loro piattaforme estrattive.
Il greggio nigeriano, detto anche Bonny Light, per la sua elevata qualità è usato come greggio di riferimento sul mercato internazionale dei prodotti petroliferi.
Dal primo boom petrolifero (anni ’70) la produzione di petrolio ha progressivamente soppiantato ogni altra attività economica del paese, prima fra tutte l’agricoltura, con danni gravissimi per la maggioranza della popolazione. Inoltre, il controllo della Federazione negli anni si è tradotto in una competizione estrema per l’accesso alle enormi entrate petrolifere, competizione che ha reso possibile qualsiasi gioco democratico e ha aggravato e riformulato gli squilibri già profondi tra le diverse regioni del paese.
Il problema principale legato al petrolio riguarda l’allocazione delle risorse della Federazione agli stati, secondo il principio di derivazione (disatteso sistematicamente dai vari regimi militari) che prevede che ad uno stato siano corrisposte risorse proporzionali alle entrate che garantisce alla Federazione. In realtà, la regola applicata dai regimi militari è la negazione/neutralizzazione politica dell’apporto fondamentale degli stati produttori di greggio al bilancio federale

Scontri sanguinosi e gravissime crisi politico-socio-economiche, prima fra tutti la guerra del Biafra (fine anni ’60) e le rivolte degli Ogoni (anni ’90).

Per gestire il settore petrolifero pubblico la Nigeria fonda nel 1973 la Nigerian National Oil Corporation che nel 1976 cambia nome in Nigerian National Petroleum Corporation (NNPC) e si fonde con il Ministero del Petrolio.
Nel frattempo, la Federazione requisisce il 100% degli interessi  sulle concessioni petrolifere e crea joint ventures con le multinazionali presenti nel paese → questo sistema si caratterizza per corruzione, mancanza di management adeguato, pesante intrusione dei politici nella gestione di questi enti parastatali
È con il 1970 che la Nigeria inizia ad esercitare un ruolo egemone nel continente fondando nel 1975 la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale, per favorire l’integrazione economica dell’area e per contrastare la presenza francese.
Tuttavia, fino al 1977, quando si registra il calo del prezzo del petrolio sul mercato internazionale e il pesante indebitamento della Nigeria, nessuno si preoccupò del possibile declino delle entrate petrolifere.
Nel 1979-1981 si registra un secondo boom petrolifero, anche se più contenuto, che si caratterizza ancora una volta per la facilità di spesa e l’aumento di progetti di sviluppo a livello federale e statuale → i vari regimi militari perseguono e mantengono in vita un chiaro sistema clientelare molto costoso, senza la volontà di adottare misure restrittive, che porta al crollo dell’economia:
il PNL decresce
i prezzi al consumo crescono
la produzione agricola scende
il debito estero aumenta
gli uomini d’affari portano all’estero i loro capitali
vengono attuate misure governative di espulsione di 2 milioni di lavoratori stranieri
Inoltre, il periodo 1981-1983 è segnato da un grave ribasso del prezzo del greggio sul mercato internazionale e da un’imposizione di diminuzione della produzione dettata dall’OPEC in Nigeria si traduce in un calo delle entrate dei proventi
La soluzione che si prospetta è riprendere i dialoghi e le trattative con il FMI, per ottenere un cospicuo prestito e rinegoziare il riscadenzamento del debito estero accumulato. Tra le misure che vengono intraprese si deve considerare il Programma di Aggiustamento Strutturale (PAS) del 1986, negoziato con la BM e condizionato all’inizio di un cammino di transizione alla democrazia. Gli obiettivi generali del programma sono:
rafforzare la gestione della domanda attraverso misure monetarie, fiscali e salariali
stimolare la produzione nazionale incoraggiando le esportazioni non petrolifere
ridurre il controllo pubblico e burocratico
liberalizzazione dei prezzi
liberalizzazione del commercio
razionalizzare la burocrazia e i progetti del settore pubblico
Successivamente. Il moderato boom petrolifero legato all’invasione del Kuwait nel 1990 e alla guerra del Golfo del 1991 fa registrare un abbandono delle priorità indicate dal PAS e dalle agenzie di credito internazionali

nuovo aumento della spesa pubblica
anarchia fiscale
accumulazione illecita di capitali da parte degli esponenti del regime e di nuovi imprenditori
ritorno al problema del contrabbando di prodotti petroliferi verso i paesi dell’Africa occidentale, perpetrato dagli stessi militari al governo, facendo registrare nel paese una forte penuria di carburante e un aumento degli attenti e dei sabotaggi alle raffinerie e agli impianti del Delta del Niger

Il PAS non è riuscito a risolvere 2 problemi che rimangono cruciali per la storia della Nigeria:
1. la cronica dipendenza dal settore petrolifero
2. la mancata maturazione di una classe politica e imprenditoriale adeguata

Gli anni ’90 sono anche il momento in cui si fa strada una progressiva affermazione delle associazioni legate alla salvaguardia dell’ambiente e ai diritti delle popolazioni del Delta del Niger: si vuole portare all’attenzione della Federazione il drammatico fatto che l’area che più di tutte contribuisce alla ricchezza del paese è sempre rimasta estremamente povera e arretrata, senza che Stato e multinazionali sappiano rispondere in modo adeguato.
Capofila di tali gruppi è il Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni (MOSOP), capeggiato da Ken Saro-Wiwa, diventando esempio per le altre comunità del delta nel manifestare contro lo Stato federale e le multinazionali petrolifere., andando dritti al problema dell’iniqua allocazione delle risorse e chiedendo:
risarcimenti e compensazioni
sistemi di monitoraggio dell’inquinamento e delle estrazioni
commissioni d’esame per la realizzazione di progetti di sviluppo per l’area e per gruppi etnici minoritari del Delta
accusando apertamente le multinazionali e lo stato federale di attuare politiche regionali sbagliate
Come risposta si ebbe la repressione, attuata senza nemmeno le richieste avanzate.
La contro-risposta si articola in proteste e nel boicottaggio delle lezioni presidenziali del 1993. Nel 1994 Saro-Wiwa fu arrestato e impiccato l’anno successivo.
Questa fatto, però, non pone fine alla creazione di nuove organizzazioni locali né alle rivendicazioni. Inoltre, le lotte delle etnie del delta vengono anche fatte conoscere al mondo intero da organizzazioni non governative (→ Amnesty International, Human Right Watch).
Nel frattempo dal 1994 vi è un ennesimo regime militare e le condizioni economiche e di stabilità del paese sono assai precarie. La società lavoratrice inizia pesantemente a far sentire la propria voce scioperi da parte di lavoratori del delta, appartenenti al settore petrolifero e del gas naturale.
I conti pubblici mostrano un quadro assolutamente desolante:
indebitamento alle stelle
deficit di bilancio elevatissimo
inflazione al 50%
tagli alla spesa pubblica in settori chiave quali sanità e istruzione, le cui ripercussioni portano la popolazione sotto la soglia di povertà
mancanza di liquidità
perdita del potere di acquisto della moneta nazionale
compressione della domanda interna
azzeramento della produzione
chiusura di fabbriche locali o straniere
crollo delle importazioni

La Nigeria scende all’11° posto tra i paesi produttori di petrolio


Nel 1999 il potere venne restituito ai civili, alla realtà parlamentare, alle dinamiche partitiche ed elettorali e venne eletto presidente Obasanjo.
si pongono le basi per una riconciliazione nazionale e per ricostruire la credibilità internazionale del paese
viene lanciata la lotta alla corruzione in tutti i livelli statali e governativi
si emendano tutte le leggi non conformi alla democrazia
si nomina un comitato per il rispetto dei diritti umani
si rimuovono i responsabili di alte cariche insediati dal regime precedente
si attua un piano di ristrutturazione dell’esercito
si inizia a ristabilire cautamente il sistema petrolifero attraverso la ristrutturazione delle raffinerie e a monitorare meglio la produzione
si annuncia la sospensione degli impegni di spesa extra-bilancio

Una delle emergenze più preoccupanti, comunque, resta la continua conflittualità logistica dei diversi gruppi etnici in molte aree del paese ma soprattutto nel Delta del Niger, sempre pronti a scontrarsi con le armi contro il sistema centrale.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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