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Incertezza dei dati: computo della popolazione e prospettive di sviluppo

Cerchiamo di ragionare in termini più cauti sul problema. La cifra di sei miliardi di abitanti, che secondo le Nazioni Unite, sarebbe stato raggiunto nell’ottobre del 1999, è del tutto aleatorio e potrebbe variare da fonte a fonte. Contare la popolazione di un territorio relativamente piccolo o comunque facilmente controllabile è cosa abbastanza semplice, censire tutta la popolazione del pianeta è invece qualcosa di estremamente complesso e comunque difficilmente controllabile. 
Nei paesi europei, come in tutti quelli del cosiddetto mondo sviluppato, il computo della popolazione è effettuato attraverso controlli sistematici e periodici, detti censimenti, che sono fatti con cadenza decennale e offrono risultati con un minimo margine di errore. 
In altre parole i vari controlli demografici che i paesi sviluppati effettuano sistematicamente sulla popolazione residente, fotografano realtà sufficientemente esatte che sono in grado di fornire quadri demografici realisticamente attendibili. Esistono inoltre uffici pubblici ove sono registrate nascite, morti, entrate ed uscite dal paese, tutto quanto insomma costituisce il cosiddetto movimento demografico della popolazione. 
In molti altri paesi, ma si può ragionevolmente dire nella maggioranza degli stati del mondo, questo non avviene: non vi sono uffici anagrafici e non vengono effettuati censimenti né regolari controlli della popolazione. Soltanto negli ultimi decenni si sono tentate valutazioni con criteri, e ovviamente, risultati diversi. Uno di questi, ad esempio, è la stima, che si effettua prendendo a campione una od alcune porzioni del territorio, generalmente le aree urbanizzate, valutandone l’entità della popolazione ed estendendone poi il valore medio a tutto il paese. I risultati sono consequenziali alla bontà delle tecniche di rilevazione, alla conoscenza reale del territorio e molto spesso alla volontà politica di fornire dati veritieri. Alcuni governi dei paesi sottosviluppati o di quelli in via di sviluppo hanno talvolta promosso censimenti, come ad esempio quello cinese nel 1953, quattro anni dopo la creazione della Repubblica Popolare.
Le difficoltà ed i costi di mettere in atto indagini sistematiche ha fatto sì che queste fossero sostituite da proiezioni statistiche. Assumendo come base di partenza i dati di rilevazioni precedenti, siano essi derivati da censimenti o da stime, ed attraverso una serie di elaborazioni matematiche (tenendo conto dei movimenti naturali e migratori e/o dell’evoluzione dei possibili tassi di crescita) si prospettano valutazioni sulle dimensioni della popolazione. Va da sé che queste proiezioni possono contenere scarti di errore anche molto elevati a seconda dell’ attendibilità della base di partenza e dei parametri usati. 

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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