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Lingua artificiale

Con l’espressione lingua artificiale, ma per alcuni conlang (abbreviazione gergale dell’inglese constructed languages), planned languages, lingue inventate, o ancora, facendo un suggestivo riferimento all’hobby del modellismo, model languages, si indicano le lingue create consapevolmente dall’uomo per i più svariati scopi e introdotte nell’uso corrente dopo essere state progettate e definite a  tavolino. Alcuni precedenti, stimolati dalla crescita delle conoscenze del mondo e dallo sviluppo dei traffici commerciali si possono riscontrare già nel diciottesimo secolo, con l’ipotesi di una langue nouvelle, ventilata dal francese Faiguet, o nella curiosa solresol, lingua in cui le parole avrebbero dovuto essere costituite da sequenze delle sette note musicali in varie combinazioni e con vari accenti proposta ancora da un francese, Sudre. Un secolo più tardi si sviluppavano alcuni progetti organici  allo scopo, almeno teorico, di: creare nuove lingue capaci di diffondersi in tutto il mondo e di essere apprese da persone di tutte le nazioni. Tra di esse, anche definite come International Auxiliary Languages si possono ricordare il volapüc (che deriva dalle parole inglesi world e spaek e significa: lingua del mondo) elaborato alla fine dell’Ottocento dal sacerdote tedesco Schleyer, ed il coevo e più noto esperanto, frutto del lavoro del di un oculista polacco di origine ebraica Zamenhof.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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