Definizione di direttive politiche

Definizione di direttive politiche

In genere le direttive politiche vengono attuate mediante direttive amm.
La direttiva quindi è uno specifico provvedimento amm., di indirizzo e coordinamento nel governo dell'economia, in grado di limitare la sfera giuridica di libertà del destinatario.
Non viene posto in essere uno specifico rapporto preesistente tra soggetto dirigente e soggetto diretto, ma al massimo possono esservi delle direttive interne che servono a disciplinare i rapporti gerarchici che non sarebbero delle vere e proprie direttive amministrative).
Quindi la direttiva può essere definita come provvedimento che pone un risultato da conseguire, lasciando al destinatario la libertà di scelta dei mezzi più opportuni per ottenerlo.
Ma la direttiva, per avere un minimo di efficacia nell'indirizzare l'attività del destinatario, deve riguardare la sua concreta condotta e non limitarsi nell'individuazione di astratte finalità.
Il contenuto precettivo della direttiva amm. sta nell'indicazione di un risultato oggettivamente determinato, a contenuto tecnico: la scelta dei mezzi può essere lasciata al destinatario.
Secondo altra formulazione la direttiva è un atto di indirizzo che bon vincola la discrezionalità del soggetto diretto nel senso che questi non è obbligato a conformarsi all'oggetto della direttiva, ma lo deve solo tenere presente e non discostarsene senza un motivo plausibile.
Il contenuto del provvedimento è precettivo nel senso che costituisce un preciso limite per l'attività del destinatario, che è obbligato alla sua attuazione; se vuole, può discostarsene, ma si espone ai poteri di reazione che l'ordinamento attribuisce al soggetto dirigente.
Se il potere si innesta in un rapporto fiduciario (es. tra governo centrale ed enti di gestione) la violazione di una singola direttiva può anche non provocare alcuna reazione, ma se l'inosservanza produce gravi effetti o è ripetuta, si avrà la crisi del rapporto di fiducia e la conseguente sostituzione del soggetto diretto.
La direttiva affonda le sue radici nell'esigenza di promozione e di impulso dell'attività del soggetto diretto: l'interesse pubblico tutelato dalla direttiva non si risolve soltanto nell'indurre una pluralità di soggetti a tenere determinati comportamenti, ma nel realizzare una collaborazione in base alla quale l'attività dei soggetti diretti si coordina con l'interesse primario, perseguito dall'amm. agente mediante il provvedimento di direttiva.
Quindi, le direttive, a differenza degli ordini, non possono essere eseguite coattivamente in forma specifica, in caso di inosservanza del destinatario: sono precetti privi di sanzione perfetta. L'attività dei destinatari è infungibile, perché espressione di una relazione di collaborazione con il soggetto pubblico dirigente: il contenuto della direttiva consiste in un invito a tenere determinati comportamenti positivi di natura complessa e tecnica, sostanzialmente incoercibili.
La direttiva, in definitiva, fa leva sulla convinzione dei soggetti diretti, la cui volizione, nella direzione più favorevole alla realizzazione dell'interesse pubblico, può essere soltanto stimolata dai richiamati strumenti collaterali. Sarà il soggetto diretto a convincersi che è suo interesse conformare la sua attività agli obiettivi che gli sono stati indicati dall'amm. dirigente.
La direttiva è sostanzialmente provvedimento a contenuto generale, indirizzandosi ad una pluralità (non indeterminata) di soggetti destinatari, sicché la mancanza della motivazione può essere assistita dalla nota eccezione al precetto normativo, contenuto nella legge generale sul procedimento amm.
Il provvedimento di direttiva è strumento attuativo delle procedure di programmazione, per cui la ponderazione degli interessi dovrà congruamente confrontarsi con le corrispondenti previsioni di piano, coniugando la sua conformità ad esso con i criteri di efficienza e di economicità caratterizzanti l'azione amm.