La decisione nel ricorso gerarchico nel diritto amministrativo

Il d.p.r. 1199/71 individua i contenuti possibili della decisione del ricorso gerarchico.
Tali contenuti riflettono: la distinzione generale fra decisioni di rito (rispetto alle quali è assorbente una questione attinente alle condizioni di ammissibilità del ricorso) e decisioni di merito (decisioni sulla fondatezza o meno dei motivi del ricorso), il carattere rinnovatorio del ricorso gerarchico (è contemplata espressamente la “riforma” dell’atto di primo grado), la pregnanza del principio della domanda.
La disciplina contenuta nel d.p.r. 1199/71 consente di ritenere superata una discussione, che in precedenza aveva suscitato molte incertezze, sul rapporto fra poteri decisori dell’organo competente e poteri di amministrazione attiva dello stesso organo.
In passato il ricorso gerarchico era stato frequentemente configurato come fosse una sorta di strumento preordinato ad ottenere un nuovo esercizio di poteri di amministrazione attiva.
Il contenuto della decisione avrebbe potuto essere determinato, oltre che dalle valutazioni conseguenti ai motivi del ricorso, anche da valutazioni d’altro genere concernenti la medesima pratica.
La normativa del d.p.r. 1199/71, che elenca i contenuti possibili della decisione di un ricorso senza neppure contemplare l’esercizio di poteri di amministrazione attiva, risulta del tutto incompatibile con questa interpretazione.
Ciò non significa, però, che l’organo adito con il ricorso sia, per ciò solo, privato dei suoi poteri di amministrazione attiva: essi rimangono fermi e possono essere senz’altro esercitati, ma deve essere assicurata una chiara distinzione fra poteri di amministrazione attiva e poteri di decisione del ricorso, in modo che la decisione del ricorso non diventi essa stessa un atto di amministrazione attiva.