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La decorazione dell’appartamento farnesiano a Castel Sant’Angelo


L’appartamento farnesiano a Castel Sant’Angelo si articola in una serie di sale e rampe e si apre verso la città con le due logge di Paolo III e di Giulio II, contrapposte in asse. Il Castello sovrasta da ogni lato il tessuto urbano imponendosi su di esso con superiore distacco ed ha una spiccata valenza emblematica come sede e simbolo del potere centrale. L’architettura degli interni, affidata all’alternanza di grandi e piccoli vani, svolge un ruolo subalterno rispetto alla decorazione affrescata. Le pareti sono come uno scherno su cui si proietta la finzione delle immagini, in cui realtà e finzione si confondono. Luzio Romano curò il settore nord (Biblioteca, Cagliostra, Adrianeo, Festoni), Perino il settore sud (Paolina, Perseo, Amore e Psiche) e Domenico Zaga la sala di Apollo. Nel settore nord prevale la decorazione a grottesche, in quello sud si impone la pittura di storia, nella sala di Apollo la grottesca ritorna ma in funzione della trama narrativa dei riquadri.Manca uno studio di insieme. Gli scritti finora apparsi, peraltro non numerosi, riguardano la Paolina e le sale del Perseo e di Amore e Psiche. Del tutto ignorate sono le tre sale della Cagliostra, la loggia di Paolo III, il corridoio pompeiano, la sala di Apollo. Il mediocre e a volte pessimo stato di conservazione delle decorazioni, le spietate ridipinture giustificano solo in parte le carenza di interesse critico e l’estrema parzialità dei risultati sia sul piano filologico che storico. I restauri degli affreschi, iniziati nel 1967, hanno potuto eliminare le grossolane ridipinture che conferivano un’impressione di inautenticità alle pitture. Per quel che riguarda la cronologia delle decorazioni farnesiane, un progresso chiarificatore è venuto dai due fascicoli di documenti contabili recentemente scoperti presso l’Archivio di Stato di Roma. I numerosi pagamenti dimostrano che l’entità dei lavori di costruzione fu tale da assorbire una quota dei fondi. Quindi non si trattò di riattare vecchi ambienti ma di costruire ex novo il piano superiore dell’appartamento papale e di rimaneggiare vecchie costruzioni. Per la fase decorativa, i registri contabili pervenuti offrono una più completa documentazione rispetto alla fase costruttiva dell’appartamento papale. Tutti gli affreschi sono stati eseguiti non in maniera continuativa dalla fine del 1543 al 1548. Queste hanno inizio con la loggia di Paolo III, dove opera Girolamo Siciolante da Sermoneta fino al 1544, e proseguono al piano superiore con Luzio Romano, il cui nome scompare dai registri nel 1545. Nel 1545 l’equipe di Perino inizia la decorazione della volta della sala Paolina e quasi contemporaneamente a quella dei soffitti del Perseo e di Amore e Psiche. Alla morte di Perino (1547), la direzione dei lavori, ormai limitati alla sala di Apollo, passa a Domenico Zaga.La sostituzione di Luzio con Perino coincide con il trapasso dei poteri tra i castellani Crispi e Ruffini ed è spiegabile con il gusto più aggiornato di Ruffini rispetto a quello più conservatore di Crispi. Vi è infatti un fortissimo divario tra Luzio e Perino: l’uno intende l’apparato decorativo come la risultante di una meccanica giustapposizione di elementi in una struttura cellulare, l’altro che violenta lo spazio reale e conferisce alla decorazione una dimensione autonoma. Anche l’atteggiamento verso l’antico è diverso: per Luzio si tratta di rilevamento archeologico, per Perino la citazione classica è un’astratta idea ritmica. Per le decorazioni della Paolina e delle sale del Perseo e di Amore e Psiche, Perino adotta un impianto illusionistico con finte colonne, finte nicchie e cornici dipinte.

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