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La rottura del nesso produzione-conservazione-uso nella seconda metà del XIX secolo


La rottura del nesso produzione-conservazione-uso di documentazione delineatasi in vario modo, nella prima metà dell’800, si approfondì dopo l’unità, quando fu data più stabile fisionomia agli archivi di stato, legittimati come i principali luoghi-istituti cui era affidata la conservazione di documentazione considerata memoria storica. Si accentuò la distinzione fra modi di conservazione-trasmissione esercitati da istituti archivistici e modi di conservazione-trasmissione messi in atto da uffici-organi produttori di carte. Gli uni sono stati tendenzialmente improntati al concetto di utilità via via riconosciuto alla documentazione in quanto memoria-fonte, gli altri al concetto di utilità in essi insito in quanto memoria-autodocumentazione. Lo stato post unitario nello scegliere gli apparati istituzionali cui affidare la conservazione trasmissione della memoria archivistica, si è preoccupato più del retaggio documentario del passato che degli archivi che si venivano producendo. Così l’attività conservativa di carte considerate come memoria autodocumentazione è grosso modo andata di pari passo con le esigenze pratico-amministrative proprie di chi ha operato all’interno dei vari apparati burocratici. Questi sono stati segnati lungo l’800 e in modo più accentuato lungo il 900 da tempi diversi rispetto a quelli che avevano caratterizzato nel passato i rispettivi contesti storico istituzionali. Un cancelliere, un segretario, un funzionario addetto alla redazione di documenti scritti poteva avere bisogno, fino al 6-700, per svolgere determinate pratiche o per trattare determinati negozi, di documentazione appartenente a decenni o secoli precedenti; si riconosceva così un perdurante utilità pratica alla stessa e quindi implicitamente o esplicitamente si avvertiva la necessità di conservarla per un lungo periodo. Un impiegato di un ufficio pubblico dell’800 e ancor più del 900, non ha avuto bisogno per impostare pratiche o trattare affari, di documentazione prodotta in un passato più o meno remoto, e quindi non ha avvertito l’esigenza di conservarla oltre un breve periodo.

Tratto da GLI ARCHIVI TRA PASSATO E PRESENTE di Alessia Muliere
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