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Le lacune della documentazione legale dallo stato unitario a oggi


I risultati della conservazione legale e reale che è stata praticata dalla formazione dello stato unitario a oggi sono sufficientemente visibili a chi utilizza come memoria-fonte questo o quel tipo di documentazione. Meno appariscenti, almeno a prima vista, appaiono le lacune, le dispersioni, le mancanza, i vuoti da cui è segnata. Si può trattare di vuoti accidentali, attribuibili a calamità naturali e non, o intenzionalmente voluti; risalgono a tempi lontani o a noi vicini. Per molti secoli è stata attribuita alla documentazione archivistica una pressoché esclusiva utilità di memoria-autodocumentazione da parte di chi la produceva e deteneva. Al di la di eventi calamitosi, fortuiti o particolari come guerre, la conservazione di documentazione era stata finalizzata all’uso che di essa veniva fatto per la trattazione di pratiche di governo (politiche, amministrative, giuridiche). Fu solo fra la fine del 700 e i primi dell’800 che si incominciò a riconoscere che essa poteva avere anche un’utilità come memoria-fonte. L’esigenza di conservazione documentazione per la storia e non solo per l’amministrazione andò di pari passo con la formazione di alcuni istituti archivistici antenati di quelli attuali. L’accezione di memoria storica non è stata in passato, e non è ora, attribuita alla totalità della documentazione. In tutti i provvedimenti normativi che riguardano il settore degli archivi, emanati dal secondo decennio postunitario a oggi, è prevista, accanto a un’attività conservativa di documentazione cui è attribuibile un’utilità storico-culturale, un’attività distruttiva di parti di essa, cui questo termine concetto non è applicato. Muteranno nel corso del tempo i modi e le forme tramite i quali parte di documentazioni sono state distrutte; si introdurranno correttivi, si modificheranno i criteri, le scelte i metodi cui ricorrere per stabilire l’utilità o l’inutilità delle carte. Ma che la distruzione legale faccia parte della conservazione è, al di la della sconcertante contraddizione tra i due termini, elemento costante nella norma e nella pratica archivistica italiana e non. Ma che la documentazione archivistica non possa essere conservata nella totalità della sua produzione, soprattutto quella del secolo appena passato che ha visto crescere notevolmente le sue dimensioni quantitative, è esigenza avvertita non solo in Italia, ma pressoché in tutti i paesi. In Italia il primo provvedimento di carattere generale riguardante il settore degli archivi, emanato nel 1875, prevedeva che potesse venire distrutta sia la documentazione già raccolta presso istituti archivistici, sia documentazione detenuta da uffici organi produttori.

Tratto da GLI ARCHIVI TRA PASSATO E PRESENTE di Alessia Muliere
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