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Tesi massimaliste della documentazione

Tesi massimaliste della documentazione


Se si ritiene che qualsiasi documento prodotto come memoria auto documentazione possa essere usato come memoria fonte (e in via di principio non si può sostenere il contrario), se si è convinti che maggiore quantità di documenti-fonte implica di per sé maggiore accumulo di informazioni e di conoscenze o garanzie di più esaurienti e complete indagini storiche, allora qualsiasi volontaria e premeditata distruzione di documenti procura danno alla storia. E il danno no può che essere secco, enorme, drammatico. Conservare tutto, non distruggere nulla, è la filosofia di quelle tesi che nell’ambito della letteratura dottrinaria, sono state definite di tipo massimalista. Hanno avuto in passato poco credito e scarsa fortuna; oggi sono pressoché desuete. La normativa che da oltre un secolo disciplina il settore archivistico non le ha mai accolte; gli archivisti sono stati costretti ad ammettere più o meno di malavoglia la loro inattuabilità; gli storici ne avvertono la suggestione, ma non le hanno mai, soprattutto con la documentazione del 900, apertamente difese.

Tratto da GLI ARCHIVI TRA PASSATO E PRESENTE di Alessia Muliere
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