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Il quadro strategico nazionale (QSN) italiano


Il QSN italiano presenta una struttura divisa in 6 “blocchi”:

1) ANALISI DEL CONTESTO:
rilevazione, da parte dello Stato, delle “malattie” del proprio “paziente”. In particolare:
- OCCUPAZIONE: l’Italia è in media per quanto riguarda l’occupazione maschile, mentre è decisamente in difficoltà per quanto riguarda quella femminile;

- DISPARITÁ REGIONALE: l’Italia ha regioni molto ricche e regioni molto povere, sparse per tutto l’arco della distribuzione del tasso di occupazione (ma anche del PIL);

- DISTRIBUZIONE DEL VALORE AGGIUNTO REGIONALE: il valore aggiunto (cioè quanto prodotto, sottoposto a IVA) è molto più elevato in Lombardia e in Trentino, mentre le regioni del Sud registrano un valore aggiunto pro capite di 4 volte inferiore;

- PIL PRO CAPITE: l’Italia, a parità di potere d’acquisto, ha regioni che si collocano, a livello europeo, nella fascia medio-alta e altre che si posizionano nella fascia medio-bassa. Non ci sono regioni “di mezzo”, il che mostra la presenza di profondi squilibri regionali;

- “QUESTIONE MERIDIONALE”: le regioni del Sud Italia stanno andando progressivamente “alla deriva”, ovvero si stanno allontanando sempre più dalla media comunitaria. Il Sud, se anche cresce, cresce molto meno del Nord (con l’eccezione di un breve periodo negli anni Ottanta, quando l’ipotesi della convergenza non era improbabile come oggi) → in questo modo, è impossibile una reale convergenza, e il divario fra le due parti del Paese continua mediamente ad aumentare (intorno ai 16 punti percentuali).
I problemi principali sono individuati, nel documento, nella crisi delle RISORSE UMANE nel Sud (il ritardo di sviluppo è dovuto soprattutto alla “fuga” di forza lavoro valida verso le regioni del Nord), nella scarsa innovazione e nella scarsa efficienza del mercato dei capitali.
→ Il divario del Sud non può essere risolto con interventi d’emergenza (sul modello della Cassa del Mezzogiorno), ma con azioni che vadano ad operare sugli elementi strutturali del problema, che riguardano il lungo periodo.
→ Il problema del Sud non sembra essere, almeno non esclusivamente, quello della criminalità organizzata. La Mafia agisce dove c’è scarsa occupazione e dove, per un giovane, risulta più conveniente affiliarsi a una cosca piuttosto che completare l’istruzione obbligatoria. I problemi su cui si innesta la Mafia sono, anche qui, di tipo strutturale: probabilmente, annullando i problemi strutturali, si potrebbe diminuire il potere della criminalità → si tratta di eliminare il terreno per l’illegalità, e l’economia può e deve aiutare a farlo: la criminalità prolifera dove c’è povertà e disagio sociale, ed eliminando queste condizioni diminuisce l’attrazione delle organizzazioni mafiose, che promettono un posto di lavoro e un reddito a dei giovani altrimenti senza speranze → il vero problema, in questo contesto, sarebbe il malfunzionamento dello Stato, da cui si propagherebbe direttamente il fenomeno della criminalità.

2) POLITICA REGIONALE: IMPOSTAZIONE TEORICA ED ESPERIENZE:
riguarda la valutazione ex post: spunti che vengono dalla valutazione del periodo precedente, per comprendere quali risultati sono stati ottenuti e quali insegnamenti per il futuro possono essere tratti.

3) PRIORITÁ:
10 priorità per il futuro: il primo punto è la valorizzazione delle risorse umane → il focus del documento è sulle persone, che devono “imparare” a lavorare e aumentare l’occupazione.
In particolare → priorità 3: energia e ambiente (p.103).

4) PROGRAMMI OPERATIVI:
- regionali;
- nazionali;
- interregionali (v. p. 223).

5) QUADRO FINANZIARIO

6) ATTUAZIONE:
p. 281: RISERVA DI PREMIALITÁ: “chi è più bravo prende più soldi”: riserva volta a premiare i migliori risultati.

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