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L’ambito della politica: il bene della pace


Spinoza scrive che affinché gli uomini possano vivere concordi ed essere d’aiuto gli uni con gli altri, è necessario che si assicurino vicendevolmente di non recare danno ad altri, e questa società resa forte dalle sue leggi, si chiama Stato.
Lo Stato deve essere sufficientemente forte per provvedere a difendere, ma deve moderarsi nella sua forza perché essa non degeneri in arbitrio. La sua ragion d’essere è quella di temperare il conflitto e operare perché la società cresca. Fortezza e temperanza sono virtù sociali e politiche, e a questo titolo devono essere proprie dei soggetti collettivi, caratterizzanti le istituzioni. Il monopolio della forza è necessario per difendere lo Stato dai nemici esterni e per sedare i tumulti interni. Questo monopolio è però legittimo solo se è moderato e moderante, se è temperante.
Non c’è Stato se non c’è monopolio della forza, ma per avanzare la pretesa di tale monopolio, devono essere garantiti in qualche modo gli interessi di tutti.
Nessun potere può divenire legittimo se non diviene strumento comune per la mediazione degli interessi. Nello sviluppo della modernità lo Stato è chiamato ad amministrare la vita, dispensare servizi, fornire assistenza, tutelare i deboli.
Nei processi evolutivi dell’Occidente, il potere si è esteso nella società, in quanto, quote di popolazione non incluse nelle istituzioni, si sono progressivamente fatte largo imponendosi e acquisendo rappresentanza, facendo sorgere poteri diffusi. Il potere inoltre si è parcellizzato nelle sue funzioni: esiste infatti il potere di fabbrica, di azienda, medico, giornalistico, ...
Il potere è troppo poco potente se impone solo divieti. Un potere siffatto è spinto a ripetersi e non a inventare, anzi a ritardare i processi. Il  potere anzi è tanto più potere se influisce, se invita a fare, se nel momento in cui controlla, stimola. La repressione è spesso inefficace. La giustizia non è un bene astratto: essa risulta dal ripatteggiamento costante delle posizioni sociali. In questo caso la fortezza si esplica come abile governo della contingenza e non deve essere confusa con rigidità. Per contro, la duttilità non può valere come concessione di illegalità. La difesa della legalità è una necessità. A tale scopo occorre la fortezza, lo schierarsi in comune. Bisogna essere forti nella difesa della legalità.
La legge esige rispetto ed esige inevitabilmente sanzioni. La prudenza e la giustizia sono le virtù in base alle quali si scelgono i fini; ma tali fini rimarranno sempre inattuali senza temperanza e fortezza. Se gli uomini non hanno il dominio su di sé, difficilmente avranno la forza di governare gli altri e men che meno la forza per governare le istituzioni. Si lasceranno facilmente traviare o corrompere. Se poi non avranno coraggio di opporsi e di resistere saranno inevitabilmente costretti a subire, e chi subisce non è più cittadino, ma suddito e lo è anche per colpa sua. La democrazia non è stata elargita, è stata conquistata.

Tratto da GUIDA ALLA FORMAZIONE DEL CARATTERE di Anna Bosetti
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