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Il problema dell'accumulo dei rifiuti

Il problema dell’accumulo di spazzatura nasce con la crescita della popolazione urbana, che acquista cibi confezionati, preferisce imballaggi e contenitori di plastica per ogni tipo di merce e cerca una gamma sempre più ampia di prodotti industriali, tra cui i beni di consumo durevoli come frigoriferi e automobili e molti articoli monouso da gettare quasi subito. Tra i rifiuti di cui le comunità devono in qualche modo disfarsi vi sono giornali e lattine, tubetti di dentifricio e bottiglie di vetro, stufe rotte e carcasse arrugginite di auto. 
Questi tipi di spazzatura domestica e urbana non rientrano nella consueta definizione di rifiuti pericolosi, ovvero materiale scartato che può rappresentare una considerevole minaccia per la salute umana o l’ambiente, se stoccato o smaltito in modo improprio. In molti casi, tuttavia, essi contengono qualche sostanza pericolosa per la salute o l’ambiente. Le vernici e gli svernicianti, i televisori e i monitor di computer dismessi, gli oli da motore usati, i pesticidi e gli erbicidi, i candeggianti e molti tipi di plastica risultano più problematici da smaltire rispetto ai torsoli di mela o alla carta straccia.
Nei Paesi industrializzati la discarica è ancora il sistema più diffuso per lo smaltimento dei rifiuti. Il tipo di discarica più dannosa per la salute pubblica e per il paesaggio è quella a cielo aperto, oggi gradualmente sostituita alla discarica controllata, una pratica che comporta il deposito dei rifiuti in una depressione naturale o in una fossa appositamente scavata. I rifiuti vengono poi compattati e quindi coperti ogni giorno con uno strato di suolo, con la funzione di sigillo. Tra i Paesi dell’Europa occidentale l’Italia è quello che più di tutti ricorre all’uso delle discariche, data la quota ancora molto bassa di rifiuti raccolti in modo differenziato. Il problema maggiore è in Campania.
Per le città e le regioni alle prese con volumi crescenti di rifiuti solidi, le alternative alle discariche sono limitate costose e spesso mal tollerate dalla popolazione locale. Una possibilità consiste nell’inceneritore, la pratica di bruciare i rifiuti per valorizzarli dal punto di vista energetico, producendo vapore o energia elettrica. L’inceneritore comporta la cernita, la riacquisizione e il riciclaggio dei componenti di scarto utili, quali la carta e il vetro. Gli inceneritori però inquinano l’aria, emettendo tra l’altro diossina, composto altamente tossico, quindi devono essere provvisti di attrezzature di controllo. La combustione dei rifiuti genera anche gas acidi e metalli pesanti: i primi producono inquinamento atmosferico e piogge acide; i secondi contribuiscono alla tossicità delle ceneri.
Per le comunità costiere l’oceano è stato a lungo un luogo dove scaricare i rifiuti urbani e quelli industriali. Ciò ha deturpato e inquinato i mari, come la costa del Golfo del Messico o del Chesapeake Bay, dove furono trovati delfini morti.
I rifiuti tossici sono i materiali che provocano la morte o gravi danni agli esseri umani o agli animali. I rifiuti pericolosi sono i rifiuti, compresi quelli tossici, che generano un rischio immediato o a lungo termine alla salute dell’uomo e dell’ambiente.
I rifiuti radioattivi a bassa attività sono quei materiali la cui radioattività scenderà a livelli sicuri nel giro di 100 anni o meno. I rifiuti radioattivi ad alta attività rimangono radioattivi per 10mila anni o più.
Purtroppo non è stato ancora trovato un metodo soddisfacente per lo smaltimento di qualsiasi tipo di rifiuti pericolosi.

Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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