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L'intensità di uso del terreno agricolo



L’intensità di uso del terreno agricolo, la densità di popolazione, il grado di complessità e specializzazione della vita e dei sistemi di sopravvivenza, così come la comparsa di nuove funzioni diverse da quella puramente residenziale, avevano ripercussioni su dimensioni, distribuzione, forma esterna e struttura interna degli insediamenti.
Gli insediamenti rurali nei Paesi in via di sviluppo sono spesso considerati espressione di sistemi economici di sussistenza, in cui le culture basate sull’agricoltura e sulla pesca portano a produrre solo quanto le singole famiglie che vi appartengono sono in grado di consumare. Chiaramente non è sempre così. Persino negli insediamenti agricoli più poveri dell’India e del Bangladesh, per esempio, si svolge un’intensa attività di scambio, acquisto e vendita di prodotti agricoli e oggetti di artigianato familiare in cambio di altre merci necessarie.
L’ubicazione di ciascun villaggio rispetto agli altri diventa rilevante man mano che gli insediamenti rurali un tempo autosufficienti si trasformano in cittadine e città dedite alle attività urbane e agli interscambi.
Le città sono uno dei più antichi segni della civiltà. Risalenti a 6000 anni fa o più, ebbero origine (o si diffusero) a partire da focolai culturali da cui si svilupparono le prime forme di agricoltura stanziale. In primo luogo, ogni città svolge determinate funzioni, ha una base economica, da cui ricava il reddito necessario per sostentare se stessa e i suoi abitanti. In secondo luogo, nessuna città esiste nel vuoto, bensì appartiene a una società e a un sistema economico più ampi, con i quali ha legami reciproci essenziali; in altri termini, ogni città costituisce un’unità all’interno di un sistema di città e un centro d’attrazione per un’area non urbana circostante. In terzo luogo, ogni unità urbana presenta una disposizione interna per quanto concerne usi del territorio, gruppi sociali e funzioni economiche. Tali assetti possono essere in parte pianificati e controllati e in parte determinati da decisioni individuali e forze di mercato. Infine, tutte le città – grandi o piccole, antiche o moderne – hanno conosciuto problemi riguardanti l’uso del territorio, i conflitti sociali e i timori per l’ambiente. qualunque sia la loro dimensione, età o ubicazione, gli insediamenti urbani esistono al fine di svolgere in modo efficiente le funzioni richieste dalla società che li ha creati. Essi riflettono il risparmio di tempo, energia e denaro implicito nel processo di agglomerazione degli individui e delle attività. Più facile è l’accesso del produttore al consumatore, del lavoratore al posto di lavoro, del cittadino al municipio, del fedele al luogo di culto, dell’avvocato al cliente, del medico al paziente, più lo svolgimento delle rispettive attività risulta efficiente e più l’integrazione delle funzioni urbane diventa efficace. Nelle aree urbane si ritrovano alcune fra le seguenti funzioni, se non tutte: commercio al dettaglio, commercio all’ingrosso, produzione, servizi professionali e personali, intrattenimento, amministrazione aziendale e politica, attività militari di difesa, istruzione e funzioni religiose, trasporti e comunicazioni. Poiché non è possibile che tutte le funzioni urbane e gli abitanti risiedano in unico luogo, le città stesse devono occupare un certo spazio, all’interno del quale i vari tipi di uso del territorio e i residenti dispongano del posto necessario. Dal momento che la possibilità di interconnessione è essenziale, la natura del sistema di trasporti e le possibilità di scambio delle informazioni avranno enormi implicazioni sul numero complessivo di servizi offerti, nonché sul grado di efficienza con cui questi possono essere svolti.


Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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