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Diplomazia segreta

È caratterizzata dalla totale esclusione dei media e del pubblico dai negoziati e dal processo di policymaking. Giornalisti e pubblico, così come molti politici ed officials, non sanno neanche che tali negoziati hanno avuto luogo né per quale motivo. 
Il modello classico di diplomazia era dunque caratterizzato dalla totale segretezza, ma oggi, dato che il mondo è diventato sempre più democratico e aperto ai media, è sempre più difficile mantenere questa caratteristica, perché il pubblico domanda informazioni circa i negoziati e i mass media cercano di rispondere a tale domanda. 
Da parte loro, i politici e gli officials tendono a preferire questo modello a seconda della delicatezza dei negoziati condotti: i diplomatici, infatti, ritengono che un’apertura prematura al pubblico li esporrebbe ad una tale pressione che la discussione negoziale si prolungherebbe senza però portare ad un effettivo accordo tra le parti. 
Dall’altra parte, i media invocano il diritto di conoscere dell’opinione pubblica. In generale, comunque, il pubblico è più interessato al risultato finale di tali negoziati, che all’intero processo decisionale ⇒ se i negoziati portano ad un accordo finale che soddisfa la maggior parte del pubblico, solo la minoranza contraria criticherà la segretezza dei negoziati. In caso contrario, se i negoziati non portano a niente o ad un risultato ritenuto insoddisfacente da parte della maggioranza del pubblico, allora quest’ultimo indicherà nella segretezza la principale causa del fallimento dei negoziati. 
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Il risultato è una sorta di conflitto d’interessi interinale tra diplomatici e giornalisti. 

Tratto da I MEDIA E LA POLITICA INTERNAZIONALE di Elisa Bertacin
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