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Il rischio per i giornalisti

Il rischio per i giornalisti, però, è di appiattirsi sulle esigenze e sulla volontà comunicativa della fonte ⇒ quanto più stretti e costanti sono i rapporti con un numero limitato di fonti, tanto più è probabile che si sviluppi confidenza, nonché, con il tempo, un’effettiva somiglianza di punti di vista. 
Il rapporto tra fonti e giornalisti può essere definito come un “ballo guancia a guancia” = il giornalista dipende dalle fonti per lavorare e, a loro volta, le fonti hanno sempre più bisogno del giornalista per comunicare. Tuttavia, nella pratica, le fonti ufficiali si trovano sempre in una situazione di grosso vantaggio sugli operatori dell’informazione. 
NB: anche le fonti dotate di minore potere possono raggiungere l’accesso ai media, se producono eventi che rispondano bene ai criteri di notiziabilità. 
Sono molteplici le attività che una fonte deve curare per partecipare alla catena dell’informazione, presidiando i 3 momenti in cui si articola il processo produttivo: la creazione dell’informazione, il suo trattamento e la sua distribuzione. Questo percorso può essere ricostruito seguendo le 7 c di cui parlano Cutlip e Center: 
1 1. credibilità: si determina se si riesce a definire una coerenza comunicativa. L’atto comunicativo deve essere in grado di riportare con immediatezza all’identità della fonte, deve essere riconoscibile e interpretabile alla luce delle caratteristiche distintive della fonte. 
2 2. contesto: comprensione dei contesti significa comprensione degli interessi dei media, cioè capacità d’assecondare le logiche della notiziabilità. Conoscere meglio il contesto con il quale si deve dialogare può aiutare a non farsi trovare spiazzati; ma, per farlo in maniera veramente efficace, è necessario che all’interno dell’organizzazione si comprenda, innanzitutto, come la gerarchia delle rilevanze interne quasi mai coincida con quella dei media. 
1 3. contenuto: è fondamentale ottenere l’accesso abituale ai media, che non è necessariamente legato al potere istituzionale dei media. Questa consapevolezza non solo non è omogeneamente diffusa, ma spesso è ostacolata dal timore di aprirsi ai new media, che spesso si ritorce contro gli stessi soggetti. 
2 4. chiarezza: per svolgere bene l’azione comunicativa vi è bisogno di chiarezza nelle informazioni fornite, sotto il profilo sia contenutistico sia stilistico. Mantenere una propria coerenza comunicativa significa rendere più chiara la propria richiesta di riconoscimento sociale attraverso azioni che manifestino l’adesione ad un determinato sistema normativo-culturale: ciò consente ai cittadini di scegliere sulla base della propria vicinanza e della sintonia riconosciuta verso quel determinato soggetto e/o progetto. 
3 5. continuità: la notizia è una risorsa economica e di tempo per i media: riuscire, da parte della fonte, a mostrare la convenienza del rapporto favorisce la loro disponibilità. Tale convenienza è garantita anche dalla capacità di assicurare continuità al lavoro di produzione di informazioni, facendosi riconoscere come una fonte inesauribile, pronta a produrre continui aggiornamenti. La continuità informativa della fonte è assicurata soprattutto dalla buona organizzazione della struttura. 
4 6. canali: è possibile distinguere 2 tipi di canali: 
0 − di carattere formale, regolato dalla costruzione di rapporti istituzionalizzati con la stampa 
1 − di carattere informale = l’abilità nel dotarsi di quella che Bechelloni ha definito “professionalità politica o relazionale”, ossia la capacità di tessere una buona rete di relazioni sociali che permetta di avere più facilmente a disposizione le risorse necessarie. 
5 7. capacità di raggiungere l’audience: soltanto se si acquisisce la sensibilità giusta nel comprendere quali siano i climi d’opinione diffusi nel contesto socio-politico in cui si opera si avrà la cifra argomentativa adeguata per tradurre le proprie esigenze comunicative nei modi e nei formati migliori. Individuare, distinguere e ascoltare i vari pubblici sono obiettivi irrinunciabili per chiunque voglia ben comunicare. 

Tratto da I MEDIA E LA POLITICA INTERNAZIONALE di Elisa Bertacin
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