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L'11 settembre e i media

Gli attentati al World Trade Center dell’11 settembre 2001 costituiscono uno degli esempi più spettacolari di propaganda of the deed. L’attentato ha diversi scopi: 

1 − è un lancio pubblicitario per al Qaeda, che esibisce la capacità dell’organizzazione di colpire al cuore gli USA 

2 − si rivolge al pubblico americano e musulmano, separatamente ma per ottenere il medesimo effetto: portare ad un’estremizzazione delle posizioni e alla configurazione di un radicale scontro di civiltà 

3 − mette in luce la vulnerabilità dell’impero americano: in un solo colpo, crolla con le Torri Gemelle l’immagine del “nuovo ordine mondiale” statunitense 


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Si apre una fase in cui la comunicazione si riconferma un fondamentale terreno di scontro. 

L’elemento principale su cui si fonda la narrazione americana dopo l’11 settembre è la guerra, che viene utilizzata contemporaneamente 

1 − come strumento di propaganda 

2 − come mezzo per tutelare i propri interessi globali. 

Attraverso la guerra, lo Stato si dichiara capace di garantire la sicurezza dei propri cittadini, nel nuovo disordine mondiale generato dal terrorismo; è però una finzione propagandistica, poiché il terrorismo è per sua stessa natura non affrontabile attraverso la guerra tradizionale. 

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Alla guerra permanente corrisponde una propaganda altrettanto permanente: l’amministrazione Bush identifica gli attentati dell’11 settembre come un atto di guerra, a cui rispondere con una rappresaglia militare, un “nuovo tipo di guerra”, dalla durata indefinita, senza confini precisi, che richiederà al popolo americano pazienza e sacrifici ⇒ in tal modo, gli USA si ritagliano il ruolo di “polizia globale”, possono intervenire in qualsiasi situazione in cui i loro interessi siano minacciati. 

Il principio dell’asimmetria, sviluppato già prima della guerra del Golfo del 1991, diviene fondamentale: gli USA devono disporre di una superiorità assoluta, devono poter colpire avversari più deboli subendo perdite irrisorie, per salvaguardare il consenso alla guerra che, a livello mediatico, prende la forma di una spedizione punitiva. Ad assicurare la superiorità strategica è il concetto di RMA (Revolution in Military Affairs): attraverso il dominio totale dell’informazione (information dominance), la sinergia tra le diverse Armi, la ricerca del “combattimento senza contatto” e il ricorso sistematico alle nuove tecnologie sviluppate in ambito civile, l’esercito americano cerca di garantirsi una schiacciante e decisiva superiorità strategica. 

Da parte loro, i media, scioccati dall’11 settembre e incapaci di analizzarne il significato, si stringono intorno alla bandiera americana e adottano i linguaggi e le interpretazioni offerte dall’amministrazione, le tesi dello scontro di civiltà e della guerra inevitabile vengono abbracciate senza troppe resistenze. 


Tratto da I MEDIA E LA POLITICA INTERNAZIONALE di Elisa Bertacin
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