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Epopea eroicomica del boom italiano nel cinema


La commedia rimane la bottega creativa che meglio caratterizza il cinema italiano. Con La Grande Guerra (Monicelli) la commedia entra in quei terreni riservati alla produzione alta, partecipa alle tensioni dello sviluppo espressivo e linguistico.  Ci si pone con attenzione attorno alla lezione zavattiniana di pedinamento dell’uomo comune. Il nuovo protagonista della commedia non è più l’umiliato e offeso, ma è l’uomo pronto a vendersi l’anima per migliorare il suo status sociale ed economico, la scalata sociale è un obiettivo da raggiungere con ogni mezzo.
I nuovi personaggi sono individualisti, hanno capacità e competenze linguistiche più ampie e portano con sé l’indifferenza progressiva per la condizione altrui. La commedia diventa dunque la maniera più sofisticata di raccontare l’ingresso in una situazione di benessere che non era nemmeno immaginabile solo qualche anno prima; favorisce la nascita di un italiano informale figlio della televisione. Il cinema si sposta all’industrializzazione del nord e finisce l’egemonia del romanesco a favore di una commistione di dialetti differente la cui origine stilistica è da definirsi in I Soliti ignoti di Monicelli.
Il rimane importantissimo ma viene messo sotto una luce primitiva in cui si sottolineano gli aspetti arcaici, violenti, arretrati e sottosviluppati. Si separa la storia siciliana da quella italiana e si denota la presenza del grottesco Divorzio all’italiana (1961) Sedotta e abbandonata (Germi, 1963).
La commedia rivendica il diritto di essere considerata prodotto d’autore e si produce senza censure né ristrettezze produttive. Si tende a rendere omaggio più al lavoro di bottega artigianale che alle singole personalità.
La produzione ricerca una nuova moralità laica; dagli italiani brava gente del neorealismo si trasforma nei mostri individualisti, arrampicatori sociali, eterodiretti dalla trionfante società dei consumi: i mostri (Risi, 1963)
Si prende distanza moralistica e si sottolineano gli aspetti negativi prodotti dal boom: la divaricazione della forbice economica, l’irriconoscibilità del paesaggio, l’aumento del malessere comunicativo, sviluppo di una competitività cannibalesca.
Il sorpasso (Risi 1962) Il Boom (De Sica) sono film che rispecchiano quest’ottica e hanno il leitmotiv ossessivo dei soldi. La ricchezza ottenuta senza il rispetto delle leggi è una delle cause del rapido mutamento dei costumi e dei modelli di riferimento morali e sociali: si vuole diventare ricchi ad ogni costo.  Consumare diventa importante ed è fondamentale per il piccolo borghese mimetizzare le proprie umili origini. Il benessere economico raggiunto al prezzo del deserto affettivo; si denotano mutamenti del costume sessuale attraverso un senso del pudore sempre più aperto. La commedia degli anni Settanta perde lentamente il suo splendore, parendo quasi contaminate dal senso dell’orrore degradante dell’industrializzazione, in questo periodo la commedia quasi mai supera i confini nazionali.

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