Skip to content

Il racconto corale di Giuseppe De Santis


Già dal film d’esordio Caccia tragica (1947) mette in risalto il gusto verso le visioni d’insieme, il racconto corale ed una narrazione epicizzante. Il secondo è Riso amaro (1949) con cui raggiunge il maggior successo nazionale ed internazionale e appare come una perfetta ibridazione di modelli cinematografici, cultura alta e popolare si mescolano nella ricerca di un pubblico di massa. Caratterizzante è l’attenzione al linguaggio del corpo e al suo rapporto con il paesaggio che porta a promuovere l’esordiente Silvana Mangano a prima diva italiana del dopoguerra. Prendendo posizione diversa dalle linee generali, pur muovendosi all’interno del neorealismo, sceglie di far sentire la macchina da presa con i suoi movimenti e creare un montaggio che tenda a rendere più verosimile una storia. Nei film successivi il suo sguardo punterà sempre a stabilire una perfetta corrispondenza tra ambiente e corpo femminile. Quando negli anni cinquanta abbandonerà l’ambientazione rurale a favore di nuove storie che riportano la nuova realtà di urbanizzazione, perderà l’appoggio di pubblico e critica seguiti da un duro ostracismo che lo condannerà a uscire di scena.

Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.