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La metodologia e il contesto di una ricerca sui servizi educativi


Il panorama della ricerca educativa è molto ampio. Nel contesto italiano la forma più tradizionale è quella della ricerca teoretica, orientata definire concetti rilevanti, problematizzare situazioni reali di intervento,riflettere su finalità e valori associati all’educazione. Il paradigma positivista rappresenta la realtà come una macchina governata da leggi eterne, costituita da elementi disaggregabili e conoscibili a prescindere dal contesto e dalle relazioni nelle quali sono calati. Ogni fenomeno è un dato stabile ed immutabile, si ha un concetto statico e neutrale dell’oggettività. Questo paradigma è stato recentemente criticato e si è formato un nuovo tipo di ricerca descrittivo e qualitativo che serve a comprendere fenomeni sociali, individuali e situazionali attraverso l’attenzione per il particolare. Il nuovo sguardo qualitativo è stato affiancato da quello ecologico che suppone che la realtà sia retta da leggi evolutive immanenti, ogni processo conoscitivo è locale e situato, la conoscenza è data dall’elaborazione di costruzioni in grado di cogliere modi e significati con i quali i soggetti attribuiscono senso alla propria esperienza. Con questo nuovo approccio si studiando elementi che prima erano rimasti sullo sfondo come i significati profondi, l’elaborazione personale delle situazioni e la costruzione di significati.
La ricerca pedagogica deve essere svolta con approccio clinico,ovvero guardando le dimensioni che sono presenti ma non esplicite, l’oggetto è quello della pedagogia implicita che orienta ogni soggetto nel suo agire, generando ricadute sulla pratica professionale anche se non è esplicitata. L’approccio clinico serve a fare formazione partendo dalle problematiche dei soggetti per ottenere un reale cambiamento professionale dovuto alla comprensione della fonte e dei modelli inconsci che presiedono il suo modo di progettare e agire nelle situazioni; si elabora un processo di disvelamento della dimensione residuale e latente elaborata a partire dalla storia di vita e di formazione individuale.
Il dispositivi di ricerca – formazione proposto dalla prospettiva clinica si qualifica attraverso la strutturazione di un setting di lavoro orientato a promuovere l’acquisizione di una maggiore consapevolezza e criticità rispetto ai processi di formazione. Il setting clinico è composto da uno o più conduttori e soggetti in piccolo gruppo con incontri ravvicinati a cadenza costante e precise regole di lavoro che sono: l’intransitività (non si eroga un sapere ma si induce una scoperta), l’oggettivazione (l’analisi e l’interpretazione dei risultati ottenuti si esercitano in relazione agli eventi considerati), la refenzialità (è previsto un percorso,dei punti di riferimento culturali che dirigono il lavoro), l’impudicizia (invito all’astensione delle censure interne), l’avalutatività (non esprimere giudizi morali e assumere criticamente i giudizi di valore espressi).
Ogni percorso di clinica della formazione si sostanzia nell’attraversamento e nella tematizzazione di tre deissi: deissi interna (riferimento a situazioni nelle quali ogni partecipante è stato direttamente coinvolto); deissi esterna (riferimento a situazioni simili o differenti da quelle direttamente attuate dai partecipanti e quindi relative ad altri soggetti); deissi simbolico proiettiva (riferimento all’uso di reattivi per proiettare simbolicamente il mondo vitale e il mondo della formazione di ogni partecipante attraverso la realizzazione di produzioni materiali e concrete.
Questo impatto deittico viene concretamente a snodarsi nell’attraversamento metaforico di quattro stanze alle quali corrispondono quattro aspetti della latenza pedagogica.
- Prima stanza: ha per oggetto attività di narrazione seguita da una discussione orientata all’esplicitazione della latenza referenziale cui l’episodio in oggetto rinvia.
- Seconda stanza: ha per oggetto la latenza cognitiva, si tende ad esplicitare il modello di comprensione a cui si ricorre nel dar conto di quella esperienza formativa.
- Terza stanza: dedicata alla latenza affettiva, riguarda le fantasmatiche dell’inconscio in atto nella relazione formativa (paure, desideri, angosce, emozioni, proiezioni….)
- Quarta stanza: corrisponde alla latenza procedurale e chiama in causa i modi della strutturazione del dispositivo attraverso il quale l’evento educativo si dispiega materialmente

Tratto da IL LAVORO PEDAGOGICO NEI SERVIZI EDUCATIVI di Adriana Morganti
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