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Matrici storiche e istituzionali dei servizi educativi


La nascita dei servizi è l’esito di un lungo processo. Le prime forme di assistenza ai poveri sono nate da ordini religiosi nel basso medioevo. I mendicanti erano visti come una minaccia e quindi aiutati per difendere la collettività.
‘Assistenza’ deriva dal latino ed indica un’opera prestata a chi ne ha necessità. Spesso il termine è stato associato alla carità o misericordia ma in tempi recenti si configura come intervento pubblico. Dal medioevo in poi chi si occupa dei poveri sono le amministrazione cittadine che si fanno carico dei problemi sociali. Tra ‘800 e ‘900 si avrà il definitivo avvio delle risposte pubbliche ai problemi societari, appare lo stato sociale
Il nuovo Stato Sociale è caratterizzato da assistenza a carattere universale, non solo assistenza ma anche prevenzione, interventi rivolti alla totalità della popolazione.
Welfare State--> stato di benessere, interventi di protezione sociale erogati dallo stato invece che all’autoregolazione sociale come accadeva in passato.
Lo stato è un grande servitore perché serve i propri cittadini curandoli, tutelando il loro benessere; tutela e mantiene l’ordine pubblico; offre ulteriori garanzie di tutela per chi opera al suo servizio.
Le politiche sociali sono i singoli tipi di intervento --> welfare che rappresenta un insieme complesso di scelte e strumenti pubblici.
Welfare residuale: gli interventi vengono attuati dove le reti di sostegno al soggetto hanno fallito --> welfare istituzionale: interventi su base universale, la funziona pubblica tutela l’interesse di tutti i cittadini.
In Italia la legge Crispi introduce l’assistenza pubblica, laicizza parzialmente le opere di beneficenza, ma per molto tempo gli interventi saranno orientati principalmente alle situazioni di bisogno. Dagli anni ’60 si ha una profonda revisione dei destinatari, si riconoscono prestazioni universali e la salvaguardia della qualità della vita individuale, prende forma la rete dei servizi territoriali e la nozione di servizi sociali che rivendicano una sicurezza sociale imperniata sui diritti alla persona e non più sulla discrezionalità come avveniva in beneficenza. Dagli anni ’80 si è avuta, a livello regionale, una definizione dei livello di governo istituzionale dei servizi; gli orientamenti per le azioni di integrazione socio sanitaria; l’individuazione di flussi di finanziamento; attenzione al sistema di offerta organizzato in servizi di promozione e di supporto alla socialità. A livello locale queste indicazioni sono state percepite come strumenti a partire dai quali orientare e attivare gli interventi in specifiche realtà.
In Italia l’aspetto del welfare è da ricondurre alla lunga egemonia esercitata dalla Chiesa negli interventi assistenziali, si è creato un immaginario per il quale la famiglia è un sistema autosufficiente in grado di risolvere autonomamente i propri problemi. La famiglia è l’attore implicito nel sistema del welfare italiano. Solo dopo gli anni ’80 sono stati creati degli interventi specifici per il supporto alla famiglia, all’infanzia ecc. dagli anni ’90 la famiglia verrà vista come partner attivo dei servizi, e le verranno dedicati interventi assistenziali, promozionali ed educativi. Si possono distinguere due fasi storiche: la fase di estensione dei diritti e differenziazione dell’offerta (1967-1988) e la fase di costruzione di una politica per le famiglie (metà anni ’80) con interventi a carattere preventivo e locale in favore di minori a rischio, creazione di centri di aggregazione, sostegno alla funzione genitoriale.

Tratto da IL LAVORO PEDAGOGICO NEI SERVIZI EDUCATIVI di Adriana Morganti
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