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Servizi educativi a partire dagli anni '60


A partire dagli anni ’60-’70 del ‘900 il servizio viene ad essere concepito come una prestazione professionale e programmata, a carattere territoriale ed universale. La riflessione pedagogica arriva oltre i contesti educativi scolastici e si rivolge a tutti i contesti educativi alternativi, si inizia a pensare che tali servizi possano sostenere il percorso individuale oltre che trattare situazioni difficili. L’idea educativa di servizio coincide con gli interventi a matrice territoriale, il territorio visto come luogo educativo, interventi al servizio di bambini e ragazzi a loro volta asserviti alla diffusione di idee e strategie di potere non visibili nell’immediato.
A partire dagli anni ’60 l’extrascuola si costituisce come oggetto di riflessione pedagogica. Massa sottolinea che è importante legittimare altri luoghi educativi oltre la scuola, anche se questa operazione è particolarmente complessa perché spesso si pensa a questi altri luoghi come posti adatti solo a chi sia in difficoltà. L’extrascuola dovrebbe quindi dotarsi di una strutturazione specifica istituzionale che gli possa consentire di raffigurarsi come un complesso di specifiche offerte formative sorvegliate da personale adeguatamente formato. Dentro un sistema formativo integrato famiglia scuola e servizi si ritroverebbero a condividere medesime finalità di crescita e uno sguardo educativo comune sul percorso di sviluppo individuale. L’ente locale ha oggi il compito di raccogliere i bisogni specifici del suo territorio e offrire adeguate risposte per promuovere il benessere della collettività.
Cambia anche il ‘mandato sociale’ dell’educatore, che viene rielaborato ed imbocca nuove strade. Non muta solo il luogo dove il formatore agisce ma anche le procedure che conduce: con l’affermazione delle scienze mediche,anche l’educazione diventa di tipo medico riabilitativo, gli interventi diventano di tipo sanitario fornendo nuovo prestigio e riconoscimento sociale, si sviluppano i temi della professionalità e dell’intervento tecnico. L’approccio diventa strettamente riabilitativo, per rendere di nuovo abile qualcuno a qualcosa, ripristinando ciò che non va come dovrebbe. La relazione sembra essere diventata quasi del tutto irrilevante,ciò che fa la differenza è la competenza tecnica. L’approccio al metodo scientifico si denota anche grazie all’uso di nuovi termini come “caso”, “segnalazione”, “invio”. A fronte di qualcuno che esce dalla norma,potenzialmente problematico,si deve studiare la situazione per stabilire chi e come deve “prenderlo in carico” attraverso l’intervento (inteso come atto pubblico che non è necessariamente condiviso da chi lo subisce, ma che appare necessario per rimuovere un problema).

Tratto da IL LAVORO PEDAGOGICO NEI SERVIZI EDUCATIVI di Adriana Morganti
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