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Neoplatonismo e il divino. Proclo e teoria delle Enadi.



E' una proprietà che da Dio discende e pervade tutte le cose. Dio e divino sono allora legati da una relazione causale. Tutto allora è divino Dio coincide con l’Intelletto che è pienezza i essere. Ma nonostante questa possa sembrare una concezione vicina a Platone e Aristotele in realtà non lo è perché Dio coincide con l’Essere ma non è il Principio assoluto. Ma Dio nonostante la sua eternità e semplicità, è anche molteplicità poiché dalla sua coincidenza con l’Intelletto egli è insieme pensante e pensato. L’eternità non spetta dice Plotino per natura all’Anima ma è l’Intelletto che gliela infonde per partecipazione. Dio è secondo Plotino l’Intelletto ipostatico nel massimo della sua essenza e verità (dato che l’intelletto divino non può che essere vero). Proclo complica le cose: il divino – dice – è qualcosa di duplice e distinto; esso dà essere, vita e pensiero ma al tempo stesso riceve queste proprietà. Infatti esiste un elemento produttivo che è da considerarsi Dio, mentre c’è un elemento passivo e secondario che corrisponde a ciò che partecipa della divinità. Proclo chiarisce le cose con la teoria delle Enadi: con essa egli sviluppa una novità rispetto a Plotino e cioè la concezione per cui Dio non è più strettamente coincidente con l’Intelletto (e quindi con l’Essere) a livello logico-ontologico, ma è strettamente legato all’Uno attraverso le Enadi. A differenza di Aristotele per cui la forma più alta e dignitosa è il pensare, per i neoplatonici è l’essere divino. Per questo al divino non può non essere attribuita la bontà. Infine a proposito della provvidenza i neoplatonici sembrano optare per una concezione che ha a che fare con ciò che viene prima dell’Intelletto (pro-noia). Quella divina sarà allora un’attività pre-noetica.

Tratto da IL NEOPLATONISMO di Carlo Cilia
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