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Walter Otto - La tragedia

Otto - La tragedia


Ora si parla delle considerazioni di H sull'essenza della tragedia e il problema dei rapporti tra la sua poesia e i modelli greci. Secondo H l'opera d'arte tragica deve raffigurare il disperato e inevitabile tentativo di risolvere il contrasto uomo-natura, umanità-divinità. I personaggi tragici rappresentano tentativi di risolvere i problemi del destino. In una lettera H parla della tragedia: se la poesia avvicina uomini e dei, la tragedia ha un movimento opposto, in cui si mostrano la superiorità del dio e l'animo purificato dell'uomo alla fine. E' l'effetto catartico citato anche da aristotele, che il protagonista mantiene. E se l'eroe rappresenta l'umanità, l'effetto dell'animo purificato si trasmette alla collettività intera. H non considera la trag solo da un punto di vista artistico, al pari dei greci. Nella tragedia si compie il destino dell'esistenza umana come tale, e il suo finale è la verità del divino e dell'umano. La tragedia greca era parte del culto degli dei e richiedeva un comunità. la tragedia e la loro arte poetica erano un ufficio divino. H vicino al greco quando riconosce alla tragedia un specifico ruolo tra i generi poetici. Compito: mettere davanti a Dio l'uomo in quanto uomo. L'opera di H è toccata dallo spirito della tragedia greca. in H fa ritorno lo spirito della religione originaria. Qui l'uomo non lotta con un cieco destino: ciò che egli è e sente lo sente nell'incontro con gli dei. Questa tragedia conduce il suo eroe, attraverso tenebre e terrore, verso la verità dell'uomo nel disvelarsi del divino. Nella tragedia greca più antica l'evento decisivo è già sempre accaduto prima che cominci l'azione. Essa prende il via da un situazione terribile, e quel che acccade sulla scena serve a far si che la verita terribile si manifesti e conduca la vittima alla fine che la grandezza umana e quella divina pretendono da essa. Sfocia quindi nel compimento e nel disvelamento di una catastrofe. Questa struttura formale mostra la potenza del divino. Come l'aiace di sofocle anche empedocle entra in scena come vittima. Solo che riconquista la sua grandezza nella decisione di un libera morte.

Chi sono gli dei di H? un tempo sono stati più potenti e luminosi, lo avvertiamo. Anche la "natura" (= conformità all'origine rispetto all'essere del mondo) è come oscurata. Il mondo di H è quindi un mondo tragico, in cui il sublime non compare mai completamente e mai disvelato. Se appare come un lampo minaccia l'uomo di distruzione, perchè l'uomo è debole per sopportarlo. Ma l'uomo non può cessare di rivolgersi al sublime. H non riesce a pensare al mondo come creazione di un signore oltremondano, ma la natura gli parla la lingua delle essenze originarie. I greci sono suoi avi. Il tragico della modernità: l'isolamento e la solitudine dell'uomo. Nei legami di sangue non c'è vera comunità, la vita degna è solo dove ciascuno può essere compiutamente se stesso. Per farlo è necessaria una realtà più alta, che sciolga l'opposizione di sè e mancanza di sè. Nel punto più alto della sua ascesa l'uomo vede e riconosce gli altri come fratelli. Questo movimento non nasce mai dal singolo, è lo slancio di un comunità legata da un'affinità e bisogni comuni, in cui il legame sia anche libertà. L'uomo moderno ha smarrito questa vastità e la sua forza creativa. si è scoperto nudo e solitario, strappato dalla vita del tutto. H previde il nichilismo di Nietzsche, considerandolo una separazione dalla natura. Ora l'uomo deve espugnare da solo il suo cielo, sapendo che solo l'umanità retta dalla comunità può contemplare il divino. Ma H lotta anche per superare il nichilismo. H rifiutò la devozione alla persona divina della religione cristiana xchè la sfera morale e l'idea di peccato e redenzione non colmavano quel mondo sacro. Si allontanò anche dagli dei individuali dei greci, che non avevan gran valore. Ma per il presente vivo queste presenze sono solo una santa reliquia. Con H fa ritorno la grecità nel modo più vivo. Nei nomi e nelle forme H è il meno greco, non ne ripete. Ma riconosce l'essenza eterna del carattere del mondo greco. Ciò che agli antichi era dato perchè erano un popolo e una comunità, il vivo contatto col divino e l'unione di mito e culto, ora arretra nel mistero. Ma il mondo divino parlò lo stesso ad H, che lottò con le possibilità che aveva, da solo. H ha sempre tenuto fede all'idea che un giorno gli antichi dei dovran tornare. Anzi, ne annunciava il ritorno: la grandezza del passato diventi immagine della vera comunità umana cui aspirare.

Tratto da IL POETA E GLI ANTICHI DÈI di Dario Gemini
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