Skip to content

Walter Otto - Mito e Culto

Qual'è il rapporto tra culto e fede? E' il mito a originare l'atto di culto o viceversa? sono posizioni false. Non c'è culto senza mito e viceversa. Sono solo 2 forme di manifestazione di quello stesso processo che ha luogo tra finito e infinito. Il mito avvicina all'uomo l'infinito, parlandogli con un linguaggio umano. il culto non sopprime la distanza uomo-dio del tutto. L'eternità resta lì, l'uomo le parla nella lingua degli dei. nel mito il divino si umanizza, nel culto l'umano si divinizza. Il culto non è un dare per ricevere qualcosa, come dicono alcuni studiosi. L'uomo moderno dimentica che ogni culto ha il momento della festa. La festa simboleggia il ritorno a un età del mondo in cui sono di nuovo presenti gli aspetti più antichi e gloriosi. un ritorno all'età dell'oro, quando si aveva familiarità con gli dei.In questi momenti l'infinito gli è prossimo, il sublime è presente. Non solo, ma anche l'uomo riesce a non temerlo: il sublime viene come ospite, lascia che lo si accolga. l'uomo qui si è trasformato, la sua natura elevata. E la preghiera, da cosa nacque? dalla presenza del divino che risveglia la lingua sublime. Nelle religioni l'istanza più nobile della preghiera è sempre stata non l'esternazione di un desiderio, ma il contatto e il legame con l'essenza divina. La preghiera, nel suo fondamento ultimo è un rivolgere la parola alla divinità. Anche nel sacrificio animale si assimilava la divinità. Nell'età dell'oro uomini e dei banchettavano assieme. Nella festa le danzatrici diventano simili al dio, i cori trattengono il calore solare. Nel comportamento cultuale umano appare l'essere del divino e il suo agire e patire eleva chi lo attua al superumano. l'uomo entra in un dimensione più universale e santa, spazio più ampio. L'uomo prende parte all'infinito, si autotrasforma.  Così il culto si incontra col mito, che fa apparire il divino in forma umana. Ed essi sono una sola cosa. Il culto ci mostra la trasformazione compiuta. I danzatori del culto si trasformano, muovendosi nel modo grande e libero degli dei.

Sciolto il legame, uomo e natura tornano a se stessi. il mondo non perde del tutto le tracce degli dei, però. Il mito è la perfetta figura dell'avvicinamento del divino all'umano: attraverso di esso il divino si rende conoscibile. i greci ben lo seppero. Meraviglia del mondo individuale: l'uomo nel culto si può mantenere nella trasformazione anche solo nella festa. Qui egli non è un singolo, festeggia nella comunità. non compare l'individuo, ma l'umanità. SOLO GRAZIE AL CULTO UNIVERSALE IL SINGOLO PUO ELEVARSI ALLA GLORIA E ALLA CERTEZZA CUI COME SINGOLO NON PUO' E NON DEVE ASPIRARE. QUI NON C'E' NULLA DI EMPIO, come invece accade nell'esperienza dell'uomo singolo cui allude H. Nell'esperienza dell'uomo singolo l'uomo sfiora la suprema trasformazione, che passa come un baleno lasciando però che dopo si instauri una nuova armonia tra uomo e mondo.

Tratto da IL POETA E GLI ANTICHI DÈI di Dario Gemini
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.