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I passi del processo di problem solving


Numerosi studiosi hanno studiato i problem solving e i suoi passi. Polya mette a fuoco un metodo euristico (cioè un espediente che consentiva di arrivare rapidamente verso la soluzione ma la sua descrizione è stata poi superata da studi successi, che avrebbero dimostrato la maggiore complessità di tale processo. Tra gli autori in questione abbiamo D’Zurilla: l’idea di base del suo modello è che le tecniche di risoluzione possono essere considerate come abilità di coping, cioè abilità volte a fronteggiare situazioni nuove.

L’orientamento più recente identifica il processo per la soluzione di un problema come un ciclo costituito da sette passaggi:
1. L’identificazione del problema;
2. La definizione e la rappresentazione del problema;
3. La formulazione di una strategia per la soluzione
4. L’organizzazione delle informazioni;
5. L’allocazione delle risorse;
6. Il controllo del processo di soluzione;
7. La valutazione dell’efficacia della soluzione stessa.

Tra queste fasi particolare importanza assume quella iniziale, che comprende elementi quali la percezione del problema, la sua accettazione, il tipo di valutazione che si fa del problema. L’identificazione di una situazione come problematica è un momento cruciale perché se il problema si rappresenta in modo inesatto si è molto meno abili nel risolverlo.

Un ulteriore passaggio consiste nel progettare una strategia per risolvere il problema. La strategia può richiedere: 1) l’analisi/scomposizione del problema in elementi più semplici; 2) la coppia complementare del pensiero divergente e convergente. Dopo aver generato diverse possibili alternative con il pensiero divergente, si procede con il pensiero convergente per ridurre e selezionare la soluzione più probabile. Nei problemi della vita reale abbiamo bisogno di analisi e sintesi. Si passa poi all’organizzazione strategica delle informazioni disponibili.

Si ha poi bisogno di conoscere quali risorse allocare e quando. Studi dimostrano che solutori più esperti tendono a impiegare più risorse mentali temporali per un quadro globale nella fase iniziale. Ancora, un solutore efficace controlla se stesso lungo tutto il percorso, controllando così se c’è stata una falsa partenza. Attraverso la valutazione della soluzione sarà poi possibile ridefinire il problema o riconoscere nuovi problemi. Tale processo, per essere condotto a buon fine, necessita di flessibilità nei casi in cui sono necessari alcuni aggiustamenti per procedere meglio.

Tratto da IL PROBLEM SOLVING di Domenico Valenza
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