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La follia come costate storica: l’approccio della scienza


Mentre da un lato si assiste ad un diffuso ridimensionamento degli indirizzi più radicali massimalisti, dato il loro carattere scopertamente ideologico, polemico e provocatorio, dall’altro i movimenti suddetti hanno favorito quel processo di revisione della scienza e della cultura nei confronti della malattia mentale: si considera il malato di mente non più un essere disumanizzato, “diverso”, da isolare, ma piuttosto una persona possibilmente da recuperare, ritrovandosi in lui, pur se amplificati e distorti, i problemi, le difficoltà e le reazioni psicologiche comuni ad ogni individuo.
E si è riconosciuta l’esigenza, ancor prima del necessario momento terapeutico ed anche custodialistico, della prevenzione, cioè della lotta a certi fattori della devianza mentale.
La verità è che anche la follia è una costante storica, quali siano le cause: tutte le civiltà, in tutti i tempi, si sono trovate ad affrontare il problema della “follia”, le risposte date sono state diverse nel tempo e nello spazio, ma nessuna soluzione ha portato ad annullare il fenomeno.
Iniziando l’analisi dalla prospettiva medica, secondo un criterio psichiatrico classico i disturbi psichici sono stati distinti in:
a.anomalie psichiche, consistenti in “variabili individuali” di taluni aspetti della personalità (carattere, sentimenti, intelletto, volontà, umore, modo di reagire, ecc…), che si discostano notevolmente per eccesso o difetto da ciò che viene ritenuto normale e che hanno carattere più o meno costante;
b.malattie psichiche o psicosi.

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