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Le teorie psicoanalitiche e le dinamiche criminali


 Premessa fondamentale è che l’uomo è per natura antisociale per i suoi istinti libidici ed aggressivi.
La socializzazione è un processo secondario, derivato dalla necessità meramente utilitaristica di evitare l’angoscia per la riprovazione del Super-io.
Le carenze di sviluppo del Super-io costituiscono pertanto, oltre ad eventuali carenze dell’Io compromesso da processi tossici e biopatologici, la causa prima dell’incapacità di controllo degli impulsività e, quindi, della criminalità.
Le insufficienze del Super-io possono dipendere da difetto o inadeguatezza dei modelli di identificazione, a cominciare dalle figure di genitori e dai modelli ambientali diseducativi e devianti.
Una notevole importanza, nella genesi del delitto, è stata attribuita alla formazione del Super-io, ritenendosi che nel delinquente sia spesso riscontrabile una carenza, debolezza o incompletezza di tale istanza, oppure un vero e proprio Super-io criminale (tipico dei soggetti appartenenti a gruppi devianti).

In rapporto ai diversi stadi di svincolo progressivo dell’Io dal controllo del Super-io è stata effettuata quella classificazione psicoanalitica delle dinamiche criminali:
1.la normalità o integrazione sociale, rappresentata dal pieno controllo del Super-io sul mondo pulsionale-istintuale;
2.la delinquenza fantasmatica, in cui il Super-io non consente che l’aggressività si realizzi in condotte criminose e l’Io riesce a ridurre la tensione mediante la dislocazione dell’antisocialità sul piano della semplice fantasia o mediante sublimazione dell’aggressività da modalità delittuose a modalità accettate;
3.la delinquenza colposa, in cui il Super-io non consente che l’aggressività si realizzi direttamente in criminalità dolosa; ma tuttavia vi è un certo grado di svincolo dal suo controllo in quanto non riesce ad impedire che l’Io sposti l’aggressività sul terreno delle condotte imprudenti, che sono parimenti dannose o pericolose ma senza che la coscienza ne venga turbata;
4.la delinquenza nevrotica, in cui il Super-io non ha completamente rinunciato al controllo dell’antisocialità, ma questa si realizza unicamente per l’esistenza di profondi conflitti psichici, che trovano una possibilità di soluzione nella condotta deviante la quale non è l’effetto di una precisa scelta consapevole, ma una sorta di ripiego per eliminare la tensione da conflittualità profonde, e che, pertanto, si accompagna con sensi di colpa.
Capovolgendo il normale ordine di causa ed effetto tra delitto e colpa, la presente interpretazione presuppone che il senso di colpa non sia la conseguenza del reato, come abitualmente si ritiene, ma lo preceda e ne costituisca la causa;
5.la delinquenza occasionale o affettiva, in cui si ha un momentaneo slivellamento del controllo del Super-io, in altri momenti ben valido, dovuto a situazioni particolarmente favorevoli allo svincolo di tale controllo, come appunto la delinquenza d’occasione propizia o a causa emotiva o passionale;
6.la delinquenza normale, senza conflitti, in cui il controllo del Super-io cessa completamente e l’Io può realizzare senza ostacoli le pulsioni aggressive antisociali.
Con l’avere posto in luce il fenomeno delle motivazioni inconsce, la psicanalisi, mentre da un lato ha dimostrato che anche le azioni colpose, non intenzionali, in verità sono ben motivate, dall’altro ha portato a rilevare che i motivi reali del diritto possono essere diversi dai motivi apparenti e che non vi è, necessariamente, omogeneità tra il tipo di delitto ed i motivi che lo provocano.

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