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Diritto della sicurezza sociale e lotta all’esclusione: il caso italiano


Le politiche comunitarie e nazionali contro quella che oggi, e da circa un ventennio, chiamiamo "esclusione sociale", costituiscono le tappe più recenti di un processo che affonda le sue radici storiche nella nascita stessa della società liberale e, più tardi, delle moderne forme di intervento assistenziale dello stato nazionale.
In questo capitolo ci proponiamo di ricostruire l'insieme delle misure volte a contrastare l'esclusione sociale, apprestate o semplicemente progettate in Italia, a partire dagli anni '90, sotto l'influsso più o meno diretto ed esplicito dell'azione e degli orientamenti maturati in seno alla Comunità europea, nell'ambito, in particolare, dell'ordinamento e delle politiche di sicurezza sociale.
Verranno quindi delineati i tratti fondamentali del sistema assistenziale e previdenziale italiano e le ragioni storiche dell'assenza, nel suo ambito, fino a tempi assai recenti, di una organica ed esplicita politica contro la povertà economica e l'esclusione sociale.
Tappe centrali di tale processo, largamente incompiuto, sono, da un lato, l'approvazione della legge quadro sull'assistenza sociale del 2000, e, dall'altro, la creazione di una prima embrionale struttura di prestazioni universalistiche esplicitamente dirette a contrastare la povertà e l'esclusione sociale.
L'analisi critica del Libro bianco sul welfare offrirà tuttavia lo spunto per una valutazione dei forti limiti e delle intrinseche ambiguità del processo "aperto" di europeizzazione delle politiche nazionali contro la povertà e l'esclusione sociale.
Un segno emblematico di tali limiti verrà colto nel precoce declino del reddito minimo di inserimento.
La parte conclusiva del capitolo tornerà quindi a soffermarsi sull'ambivalente economia politica del discorso comunitario sull'esclusione sociale e sulla indeterminatezza normativa dei primi orientamenti di policy che cominciano a emergere nell'ambito del processo di coordinamento aperto delle politiche nazionali di inclusione sociale.
Nelle conclusioni verrà suggerito che se, entro certi limiti, l'apertura a diverse soluzioni di policy è, per definizione, consustanziale al metodo, orizzontale e policentrico, del coordinamento aperto delle politiche nazionali contro l'esclusione sociale, ciò non deve, tuttavia, comportare la rinuncia a una qualche forma di convergenza su uno standard minimo di garanzie e di diritti sociali fondamentali di inclusione, definiti a livello europeo.

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