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La regolamentazione della "circolazione" per servizio o "distacco"


L'esigenza di eliminare tra gli Stati membri gli ostacoli alla libera circolazione dei lavoratori ha avuto modo di confrontarsi ben presto anche con un fenomeno di circolazione dei lavoratori all'interno dei territori della Comunità, diversa da quella "tradizionale": cioè diversa da quella caratterizzata dal passaggio dei lavoratori da un rapporto di lavoro ad un altro.
Si tratta del fenomeno indotto, in un mercato interno sempre più dinamico, dalla diffusione di servizi transnazionali: fenomeno che induce un numero cospicuo di imprese a procedere al temporaneo distacco all'estero di loro dipendenti.
La transnazionalizzazione dei rapporti di lavoro non implica conseguenze per l'applicazione dei regimi di sicurezza sociale, per i quali resta valida la disciplina di cui al regolamento 1408/71.
Essa, piuttosto, determina problemi in ordine alla legislazione applicabile al rapporto di lavoro.
Il principio di non discriminazione e quello di parità di trattamento rappresentano elementi ispiratori specifici.
Anche in tal caso, tuttavia, nell'ambito delle politiche comunitarie il profilo "sociale" dell'intervento non ha assunto subito una valenza "piena", bensì una valenza strumentale ad una politica di governo dei flussi migratori "difensiva" nei confronti dei lavoratori extracomunitari (distribuzione preferenziale degli impieghi disponibili ai lavoratori migranti dei paesi membri, riferendone l’offerta ai migranti extracomunitari solo in caso di insufficienza delle domande dei cittadini comunitari).

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