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La gestione finanziaria e il ciclo di vita dell’impresa


La finanza di impresa è in genere caratterizzata dalla circostanza che i flussi di cassa in uscita precedono, per una varia durata di tempo, i flussi in entrata, se si assume l’ipotesi semplificatrice che l’impresa regoli i propri scambi a vista, cioè senza ricevere o concedere dilazioni di pagamento. Infatti l’impresa deve acquistare diversi fattori produttivi (lavoro, materie prime, attrezzature e impianti) e con essi organizzare processi produttivi e distributivi che, secondo modalità cicliche, conducono alla vendita del prodotto.
La durata e la dinamica del ciclo finanziario dell’impresa sono determinate da (il ciclo di impresa più realisticamente può essere rappresentato dalle seguenti quantità):
- Intensità di capitale: misurata dal rapporto fra capitale investito e vendite del periodo [Cit / Vt], e che sta ad indicare la quantità di capitale che l’impresa deve costantemente mantenere investita in vari fattori produttivi per realizzare un dato volume di vendite, in condizioni di pieno utilizzo della capacità produttiva disponibile.
- Tasso di sviluppo delle vendite: che indica la variazione del fatturato nel periodo considerato (calcolata come variazione relativa) Tsvt = (Vt – Vt-1)/ Vt-1
- Capacità di autofinanziamento dell’impresa  rispetto alle vendite (o risorse incrementali generate internamente):  Frt/Vt: e indica la capacità di generare internamente risorse finanziarie. (Frt = utile + ammortamenti + accantonamenti)
Conoscendo le variabili sopra elencate, è possibile rappresentare il punto di equilibrio finanziario dell’impresa (break-even finanziario) in senso dinamico cioè tenendo conto della variazione nel tempo del tasso di sviluppo delle vendite, della capacità lorda di autofinanziamento e dell’intensità di capitale.

Considerando il caso di eguaglianza tra i due membri si ottiene la definizione del punto di equilibrio dinamico dell’impresa: infatti, data una certa intensità di capitale costante nel tempo, le risorse assorbite dalla crescita delle vendite corrispondono esattamente alle risorse generate dal flusso delle vendite nel periodo precedente, e quindi che l’impresa è in grado di coprire dall’interno (senza ricorso a fonti esterne) il proprio fisiologico di capitale.
Considerando poi il caso di disuguaglianza:
in caso il primo membro sia > del secondo: l’impresa genera un "fabbisogno finanziario esterno", derivante dal fatto che le risorse reinvestibili generate nel periodo precedente non sono sufficienti a coprire il fabbisogno complessivo di risorse determinato dalla crescita delle vendite, in date condizioni di intensità di capitale.
Nel caso in cui la disuguaglianza assuma segno opposto, sta a indicare che il flusso netto di cassa ha generato risorse reinvestibili in misura eccedente rispetto all’assorbimento derivante dallo sviluppo delle vendite in date condizioni di intensità di capitale. In questo caso l’impresa genera un’eccedenza di cassa, un avanzo finanziario, cioè liquidità.
NB: Il fattore "intensità di capitale" agisce sostanzialmente come "moltiplicatore" del fabbisogno (o avanzo) finanziario, generato dal tasso di crescita delle vendite ; tale moltiplicatore sostanzialmente misura l’efficienza globale dei processi (economici, finanziari, produttivi, distribuitivi, etc) posti in essere dall’impresa. L’impresa, che a parità di ogni altra condizione, riesca a ridurre il livello di intensità del capitale diviene gradualmente più efficiente, cioè migliora progressivamente la produttività del capitale impiegato.
Inoltre, la capacità lorda di autofinanziamento dello sviluppo aziendale dipende essenzialmente dall’equilibrio costi/ricavi nel medio periodo e costituisce quindi un indicatore sintetico di efficienza economica.
Dato che il modello di equilibrio finanziario descrive il ciclo finanziario dell’impresa, è necessario definire un altro modello, che ne rappresenti il ciclo strategico. (data l’interdipendenza tra scelte finanziarie e scelte strategiche, in sequenza temporale).
Uno dei modi più semplici di rappresentare le strategie dell’impresa è quello proposto dal modello di "ciclo di vita" dell’impresa che deriva la sua impostazione di fondo dalla nozione di "ciclo di vita" del prodotto56. Nel ciclo di vita dell’impresa è possibile distinguere 3 fasi:

1. Introduzione (l’impresa entra progressivamente nel mercato): In questa fase il fatturato tende a crescere rapidamente, per cui il suo tasso di sviluppo aumenta. Tuttavia, l’intensità di capitale si presenta inizialmente molto elevata, con tendenza alla diminuzione; cioè è dovuto al fatto che:
 la capacità produttiva inizialmente installata è sovradimensionata rispetto alle concrete possibilità di fatturato immediato ed è progettata in funzione dei livelli di fatturato attesi;
la dimensione complessiva dell’investimento è elevata per il fatto che gli investimenti fissi e tecnici  non presentano un grado di ammortamento apprezzabile, gli investimenti immateriali (spese capitalizzate di R&S, di lancio, etc) devono ancora in larga parte essere recuperate, gli investimenti in capitali di esercizio (crediti v/clienti e scorte di magazzino) è necessario che siano maggiori nella fase iniziale.
Il margine lordo di autofinanziamento è in genere piuttosto contenuto;  ciò dipende da:
dalle condizioni di equilibrio tra ricavi e costi e quindi dai margini di redditività lorda
fatto che i limitati volumi di produzione iniziale non consentono il raggiungimento della massima efficienza operativa (in un momento successivo l’aumento di tali volumi potrò eventualmente dare luogo allo sfruttamento di fenomeni noti di economie di costo e generare gli effetti tipici delle curve di esperienza e di apprendimento.
Infine, in questa fase, è tipico che la condizione finanziaria di impresa presenti una condizione di disavanzo, cioè il flusso di cassa periodale sia negativo ed evidenzi quindi un elevato fabbisogno finanziario esterno.

2. Crescita: In questa fase il tasso di sviluppo del fatturato cresce fino a un valore massimo, successivamente si stabilizza per tempi più o meni lunghi, e infine comincia a diminuire59. Parallelamente, l’intensità di capitale mantiene inizialmente valori elevati poiché l’aumento delle vendite determina lo sviluppo della capacità produttiva e l’espansione degli investimenti in capitale fisso); successivamente lo sviluppo decrescente del fatturato provoca un rallentamento dei nuovi investimenti in capitale fisso. La capacità di autofinanziamento lordo tende a stabilizzarsi su valori superiori alla fase precedente (ciò dipende dai vari fenomeni di economie di costo e dal fatto che il consistente flusso degli ammortamenti risulta gradualmente meno impegnativo dal rinnovo –decrescente- degli impianti esauriti).
In definitiva, in ipotesi di successo competitivo dell’impresa (andamento "normale" in questa fase") porta l’impresa a un punto di equilibrio, o di break-even. Al conseguimento del quale, il fabbisogno finanziario cumulativo raggiunge il valore massimo, così come la dimensione del capitale investito.

3. Maturità. In questa fase il tasso di sviluppo del fatturato assume valori progressivamente minori, fino ad annullarsi. Anche l’intensità di capitale presenta una marcata diminuzione, dovuta al fatto che l’investimento in capacità produttiva ha raggiunto il massimo. Per tali motivi, la capacità di autofinanziamento lordo aumenta, generando liquidità. In questa fase, caratterizzata dal fatto che l’impresa genera flussi di cassa progressivamente positivi, si assiste al fenomeno della "rigenerazione monetaria" delle risorse precedentemente impiegate e quindi alla ricostituzione del capitale finanziario investito (utilizzato per rimborsare i soggetti finanziatori originari o finanziare nuove iniziative imprenditoriali). La gestione finanziaria persegue dunque le seguenti finalità:
1. assicurare in ogni periodo l’equilibrio monetario dei flussi di cassa (sia procurando fonti di finanziamento interno, sia estinguendo e sostituendo tali fonti secondo le necessità e opportunità.
2. Minimizzare il costo del capitale acquisito (proprio e di credito) [equilibrio tra rendimento lordo degli investimenti (ROI) e costo del capitale]
3. Ottimizzare la composizione della struttura finanziaria, governando la leva finanziaria (rapporto tra capitale di credito e capitale proprio)

4. Pianificare nel tempo le decisioni di aumento/diminuzione del capitale proprio e decisioni di indebitamento
Strumenti idonei a soddisfare la domanda di servizi finanziari dell’impresa:
Nella gestione finanziaria dell’impresa assumono rilevanza preminente i bisogni di finanziamento, dato che l’impresa ha la necessità di progettare, mantenere e modificare nel tempo la propria struttura finanziaria in coordinamento con la dinamica presente e prospettica della situazione finanziaria.
Nella fase iniziale del ciclo di vita, l’offerta degli intermediari finanziari dovrebbe configurarsi sia come:
concessione di credito a breve (legato al fabbisogno  di capitale di esercizio) e finanziamento a medio-lungo termine degli investimenti fissi
produzione di servizi di venture capital, centrati sull’assunzione di partecipazioni azionarie
In questa fase, dato che il progetto imprenditoriale presenta profili di rischio elevati (variabilità alta del ROI), la leva finanziaria non può assumere valori elevati, ciò condiziona il concorso degli intermediari alla formazione della struttura finanziaria di impresa.
Nel successivo periodo di sviluppo, la stabilizzazione del ROI permette condizioni di affidabilità più favorevoli, cui fa riscontro un aumento del ricorso a fonti di indebitamento esterno. Gli intermediari possono quindi strutturare l’offerta di finanziamento secondo una maggiore ampiezza di forme tecniche e di scadenze; inoltre, possono assistere l’impresa nel collocamento di titoli di debito e di capitale proprio (sia con assunzione diretta, sia mediante accesso al mercato mobiliare).
Infine, la gestione finanziaria di impresa sviluppa una domanda qualificata di strumenti e di servizi di pagamento, visto che devono provvedere ad un’intensa attività di regolamento monetario degli scambi. (in questo contesto l’impiego della moneta legale è minimo; mentre assume rilevo la moneta scritturale).

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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