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La quotazione delle imprese famigliari


Se l’impresa famigliare è costretta a crescere a ritmi superiori rispetto a quelli consentiti dall’autofinanziamento, ha di fronte due alternative:
1. Accettare la sfida di crescere finanziandosi sul mercato ma senza perdita del controllo dell’impresa da parte della famiglia;
2. Rischiare di entrare in crisi, dal punto di vista economico-finanziario con conseguente fallimento o cessione dell’impresa.

Un sistema finanziario moderno può fornire all’imprenditore/impresa famigliare le risorse per finanziare la crescita.

Gli ostacoli alla scelta di allargare la compagine azionaria sono motivi di natura culturale (la cultura del debito), motivi di natura finanziaria (capitalismo familiare italiano e sviluppo del mercato mobiliare italiano per molto tempo limitato rispetto ad altri paesi) e motivi di natura fiscale (per molto tempo le caratteristiche del sistema fiscale hanno penalizzato la raccolta di capitale di rischio rispetto a quello di debito).

Di solito le piccole medie imprese ricorrono al capitale di rischio mediante capitale apportato da privati, spesso amici e conoscenti, da capitale apportato da altre imprese, da investitori istituzionali, dal mercato obbligazionario delle società di capitali e dal sim.

I soggetti che professionalmente assumono partecipazioni in imprese con promettenti prospettive di sviluppo con l’obiettivo di rivedere eventualmente tali partecipazioni nel medio-lungo, guadagnando sull’incremento di valore, anche portando l’impresa alla quotazione → il venture capital non si sostituisce al management e all’imprenditore, ma li affianca per aiutare l’impresa ad accrescere il proprio valore nel tempo.

L’investitore istituzionale quindi deve porre fiducia nell’imprenditore e nel gruppo dirigente, apportare le risorse finanziarie adeguare le necessità di un corretto e costante flusso di informazioni sull’andamento dell’impresa.

Le motivazioni che portano alla quotazione possono essere funzionali a un processo di ristrutturazione finanziaria con l’obiettivo di riequilibrare la struttura del passivo mediante l’afflusso di nuove risorse finanziarie a titolo di capitale di rischio, o come supporto alla crescita dell’impresa. I prerequisiti sono l’elaborazione del business plan e del piano finanziario a lungo termine. La domanda di ammissione alla quotazione va presentata alla consob, con allegata una copiosa documentazione e una bozza del prospetto informativo.

Le motivazioni alla quotazione possono quindi essere:
• Finanziamento del processo di crescita
• Immagine
• Successione famigliare
• Ingresso di nuovi soci
• Miglioramento del rapporto di indebitamento
• Agevolazioni fiscali
• Miglioramento dei rapporti con i clienti

Il successo di un’operazione di quotazione dipende dalle modalità e dal timing scelti.
Innanzitutto, si valutano i vantaggi e gli svantaggi della quotazione, i requisiti degli emittenti, si sceglie il mercato di quotazione ed a questo punto si sceglie il titolo e la tecnica di quotazione.
La quotazione prevede dei costi iniziali sostenuti una tantum al momento della quotazione che sono relativi ad adeguamento del sistema informativo, attività e operazioni necessarie per la presentazione della domanda formale di ammissione al mercato. E dei costi ricorrenti che sono necessari per mantenere lo status di impresa quotata e sono di tre tipi: costi di natura istituzionale, costi collegati alla liquidita del titolo, costi connessi ai dividendi da distribuire.

I vantaggi della quotazione:
Monetizzazione: l’imprenditore, i famigliari o i soci esterni al nucleo famigliare possono in qualsiasi momento cedere le proprie azioni al prezzo di mercato, monetizzando parte del patrimonio personale.
Finanziamento della crescita: l’aumento del livello di capitalizzazione e la maggiore solidità comportano maggiore credibilità e trasparenza dell’impresa e quindi un maggiore potere contrattuale verso il sistema creditizio, fornitori e clienti.
• Altre conseguenze sono l’apertura a nuovi canali finanziari, effetto leva finanziaria.

Benefici intangibili:
Management qualificato: possibilità di attrarre più facilmente manager qualificati, il management si sente responsabilizzato dal giudizio del mercato e non solo dell’imprenditore.
Stock option: possibilità di motivare e responsabilizzare il management sui risultati dell’azienda in termini di valore generato.
Capacità di credito: a seguito della maggiore trasparenza dell’informativa e della professionalità del management.
Valutazione del mercato: il prezzo di mercato del titolo costituisce un riferimento sistematico per il management.
Perdita del controllo: se la partecipazione del gruppo famigliare scende sotto il 50,1%.
Gestione dell’assemblea dei soci: l’azienda gestita in modo corretto può trarre solo beneficino dall’introduzione di organi di governance.
Certificazione/bilancio consolidato.
Politica fiscale: la confusione tra patrimonio della famiglia e dell’impresa e la possibilità di avvalersi delle conseguenti scappatoie fiscali viene meno. È uno svantaggio presunto.
Conflitti di controllo/management: possibili conflitti tra gli obiettivi del gruppo di controllo e del management.

Tratto da IMPRESE FAMILIARI di Mattia Fontana
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