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Macchine intelligenti, calcolatori generali e salto condizionato


Fu infatti nel corso di quello storico seminario che si gettarono le basi per la costruzione delle cosiddette “macchine intelligenti”, ossia calcolatori digitali con capacità di elaborazione simbolica di gran lunga superiori rispetto alle macchine costruite fino ad allora: stiamo proprio parlando di quelle macchine “intelligenti” che riuscivano ad elaborare programmi in grado di giocare a dama e a scacchi, con una capacità di auto-miglioramento in grado di portarli a battere ottimi giocatori (umani ovviamente).
La definizione suddetta però ha il limite di non considerare adeguatamente il ruolo dell’elaborazione simbolica di cui le nuove macchine devono essere capaci.
Torneremo a questo tra un momento; per ora è importante sottolineare che le macchine prescelte per realizzare i sistemi di IA sono le macchine digitali. Questi calcolatori vengono chiamati calcolatori generali: essi non sono allora semplici calcolatori ma hanno la caratteristica fondamentale che li distingue da tutti gli altri di essere macchine simboliche ossia capaci di manipolare strutture di simboli che il programmatore fa corrispondere alle entità più diverse: parole, espressioni matematiche, posizioni del gioco degli scacchi e così via.
Ma ciò che in ultima analisi diede la possibilità di parlare di macchine “intelligenti” fu, assieme alla loro capacità simbolica, anche la presenza dell’istruzione di salto condizionato. Il salto condizionato consiste nella capacità della macchina di “scegliere” se eseguire una operazione piuttosto che un’altra: se in un caso si verificano determinate circostanze allora la macchina sceglie una soluzione; se al contrario si verifica il suo opposto essa sceglierà una soluzione diversa da quella che avrebbe scelto nel caso precedente. Insomma il salto condizionato è quella caratteristica che conferisce alla macchina “capacità discriminativa”.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
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