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Processo inferenziale e diretto in Marr


La sua idea di fondo è quella di un processo visivo che opera a partire da una rappresentazione primaria e procedendo attraverso la computazione di rappresentazioni intermedie, perviene ad una dettagliata ricostruzione 3D del mondo.
Questo approccio rappresenta ancora oggi il paradigma della visione artificiale.
Esso infatti si pone a metà tra due teorie della percezione:
la percezione è un processo inferenziale: questo significa che nel processo percettivo si utilizzano dei meccanismi psicologici che risolvono “l’ambiguità” del dato che viene percepito
la percezione è un processo diretto: in questo caso la percezione potremmo definirla come un processo passivo che si limita cioè a cogliere il mondo esterno così per come si presenta. L’unica attività del soggetto è quella di esplorazione del mondo e non un’attività interpretativa.
La posizione di Marr quindi in qualche modo coniuga questi due approcci appena citati: da un lato la retina possiede una struttura tale che ha già implicite in sé le informazioni legate alle immagini: il lavoro che essa fa è quello di “trasformarle”, attraverso computazioni, in rappresentazioni; questo approccio è vicino a quello inferenziale che sostiene appunto una sorta di interpretazione-trasformazione dei dati che si acquisiscono nel processo percettivo; dall’altro lato Marr considera il mondo regolato da leggi fisiche ben definite, che gli fanno assumere una struttura ben definita per cui riconosce la ricchezza insita nei segnali che da tale mondo arrivano.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
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