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Visione pura e visione artificiale


Adesso però un problema viene alla luce come ovvia conseguenza: siamo veramente sicuri che esista una visione pura, facilmente decifrabile e descrivibile attraverso computazioni, o forse è in partenza mal posta l’idea che il vedere sia assolutamente avulso da ogni interazione fisica con gli oggetti osservati?
Se concepiamo il vedere come un’operazione di acquisizione di dati verso l’interno del mondo esterno, allora è chiaro che alla visione assegniamo un ruolo passivo e in questo caso potremmo anche essere in grado di parlare di “visione pura” da ricercare per poterla poi riprodurre attraverso computazioni.
Ma se in realtà riflettiamo sul fatto che i nostri occhi hanno sviluppato la visione per guidare i nostri movimenti nello spazio, piuttosto che per analizzare in prima istanza la realtà che ci circonda, allora non ci risulta difficile riconoscere un ruolo attivo alla visione. In questo caso è allora necessario abbandonare l’idea della visione come dettagliata ricostruzione 3D del mondo, in favore di un approccio che consenta di restituire interazioni rapide con l’ambiente.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
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