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Il multiculturalismo



Quello che affiora dalla serie di discorsi è che il multiculturalismo, osserva Semprini, implica un vero e proprio cambio di civilizzazione, orientandosi verso una nuova architettura che corrisponda ad una diversa concezione dell’umanità contenendosi circa quei presupposti utopistici che ricreino i principi universalistici. I presupposti dovrebbero prevedere piuttosto reciproca lealtà tra culture diverse sulla base dei diritti, maturazione degli atteggiamenti di sensibilità verso le differenze, opposizione alla logica etnocentrica usata dalle comunità, non pensare all’assimilazione ma a prospettive cosmopolite di interdipendenza e integrazione. Per realizzare una società multiculturale è necessario conciliare valori tra loro opposti di eguaglianza, equità e differenza adottando modelli interpretativi ed epistemologie che non siano concepiti usando nozioni e categorie che pregiudicano a priori, dunque l’intercultura abbandona la partenza da nozioni di diversità e cultura etnica promuovendo piuttosto un dibattito che data la sua multidisciplinarità e la multiculturalità insita potrebbe anche protrarsi all’infinito.

Sempre la Heller pone a fondamento del discorso interculturale l’etica e la moralità (ontologicamente primarie rispetto alla legislazione) poste a fondamento del riconoscimento del valore umano nella sua dignità, ciò implica già il prefigurarsi di una società multiculturale. La diversità culturale deve piuttosto essere una caratterista, non un vincolo. Fondamentale sarà, come sostiene Otto Apel il dialogo, l’etica del discorso ovvero la pratica del discorso che facilita il transito tra etica e società, i problemi collettivi saranno così affrontati in una dimensione solidale in cui ricercare le soluzioni morali e legali. Il risultato vuole essere un’etica comune. L’educazione interculturale segue questo profilo discorsivo sollecitando a ripensare in termini intersoggettivi e di reciproca consapevolezza il rapporto con le nuove etnie.

Il concetto di Integrazione solleva numerose ambiguità:
• Franca Pinto Minerva osserva come occorra tener presente che spesso dietro ad una politica di uguaglianza formativa nei confronti dei soggetti immigrati si nascondono in realtà tentazioni di assimilazione ed omologazione che prevedono l’adeguamento da parte dello straniero al modello culturale che la scuola esprime sia attraverso i suoi contenuti culturali sia adottando e privilegiando alcuni valori e comportamenti piuttosto che altri, lo invitano ad Imbiancarsi. Interculturalmente parlando integrarsi significa invece Integrarsi nelle società ospitanti pur mantenendo da ospiti ciascuno la propria identità etnica. Propone dunque la fusione dei punti di vista dando vita ad un’operazione di reciproca cannibalizzazione.

Le numerose e inestricabili questioni apertesi con la problematica della diversità non si possono risolvere impiegando strumenti logici e metodologici così come prodotti dal monoculturalismo, occorre piuttosto adottare ottiche multiculturali o, seguendo il linguaggio dell’antropologo Amselle LOGICHE METICCE.

I presupposti teorici non dovranno basarsi sul confronto tra etnie e culture, la ricerca interculturale dovrà ritagliarsi uno spazio proprio multiculturale, un contesto adatto che sostenga il metissaggio, uno spazio per le culture concepito in comune non separandole, tale metissaggio ci invita e sollecita ad osservare la maniera in cui le culture si modificano senza nemmeno rivolgere poi tanto lo sguardo sul nodo dell’identità, quanto invece a mostraci le frontiere dove tutto si mescola e tutto cambia: cosa prova chi arriva, la loro visone del mondo, come vedono il futuro, spostarsi in pratica da un loro distaccato a un Noi verso Loro.


Tratto da INTERCULTURA. PAIDEIA PER UNA NUOVA ERA di Marianna Tesoriero
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